La Regione Veneto, ed in particolare l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, devono “prendere le distanze dall’iniziativa di Treviso”, che vede un ambulatorio privato offrire i servizi dei propri medici con il corrispettivo di una somma corrispondente a una sorta di ticket”. Lo chiedono le segretarie generali di Spi, Fnp e Uilp del Veneto, Elena Di Gregorio, Tina Cupani e Debora Rocco, che parlano di “un vero e proprio caso di privatizzazione selvaggia della sanità regionale, che preoccupa e mette in allarme”. Le sindacaliste puntano il dito contro “i grandi errori di programmazione da parte della Regione” che “stanno creando disagi e disservizi a migliaia di cittadini” e ai quali “non si può certo rispondere intraprendendo una deriva privatistica”. Certo, in questo caso si tratta di una iniziativa individuale, ma “prevedere un sistema a pagamento per il medico di famiglia significa creare ancora (come succede con le visite specialistiche) un divario fra chi può permettersi di pagare e riesce a curarsi e chi è costretto a lunghissime attese, telefonate a vuoto, visite e controlli rinviati a data da destinarsi”. Pertanto, concludono Di Gregorio, Cupani e Rocco, “bisogna ribadire in modo netto che mai e poi mai la Regione favorirà o incoraggerà iniziative di questo genere perché, come detto, contrastano con l’articolo 32 della Costituzione e con il concetto stesso di sanità pubblica e universalistica che, proprio nei servizi del medico di medicina generale, trova una delle sue più importanti applicazioni”.
I sindacati: “Regione Veneto prenda distanze da medici di famiglia a pagamento”
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