Da qui al 2042 in Veneto il numero di anziani con gravi limitazioni alla propria autonomia aumenterà del 43,2%, da 115.417 a 165.256. E se il rapporto tra la popolazione over 65 anni e i posti letto nelle strutture RSA per anziani resta quello di oggi, nel 2042 mancheranno all’appello 10.698 posti letto. Con due fattori ulteriormente importanti: due terzi dei pensionati “giovani” di oggi (tra i 60 e i 64 anni), che nel 2042 saranno 80enni, percepiscono una pensione inferiore ai 18.500 euro lordi l’anno, quando già oggi pagare una casa di riposo costa 21.900 euro l’anno. Mentre andrà ad assottigliarsi per ragioni demografiche il cosiddetto “welfare familiare”, soprattutto femminile, che di fatto ha tenuto in piedi il nostro Paese fino ad oggi. Questa è la fotografia principale scattata dalla ricerca “Anziani, non autosufficienza e RSA: la situazione oggi e quale previsione al 2042”, commissionata dalla Fnp Veneto: partendo dall’analisi dell’andamento demografico, abbinata a quella della capacità reddituale degli anziani e a una previsione dell’incidenza della non autosufficienza da qui a vent’anni, la ricerca fa una mappatura della situazione delle RSA in Veneto per vedere se esse saranno in grado di soddisfare i bisogni che si manifesteranno. Una fotografia che non dà alibi per fare oggi scelte strategiche per il futuro.
«Il 2023 è un anno cruciale per la gestione della non autosufficienza, soprattutto quella degli anziani», commenta Tina Cupani, segretaria generale dei pensionati veneti della Cisl, «grazie al PNRR, la legge delega e il DM77 stanno facendo il loro percorso. Mentre in Veneto pare che finalmente la riforma delle Ipab arriverà a compimento». Secondo la Fnp le RSA sono solo apparentemente escluse dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: «Il loro ruolo è oggi importante e sarà fondamentale anche domani: nella nostra visione assistenza domiciliare, semiresidenzialità e residenzialità sono modalità che andranno a braccetto. Per questo, innanzi tutto la Regione deve mettere mano alla riforma che non fa da 23 anni, così da far rientrare le Ipab nel sistema territoriale dei servizi». La crisi attuale delle case riposo, infatti, dovuta ai maggiori costi provocati dalla pandemia e dai rincari di beni ed energia per la guerra in Ucaina, ha un impatto particolare proprio sulle strutture Ipab che, per contenere le spese, cercano di cambiare contratti ai lavoratori (sta succedendo nel Veneziano), o sembra quasi vogliano chiudere apposta per passare a gestione a privata (succede a Rovigo). Costi che comunque, sia nelle strutture private che pubbliche, vengono scaricati sulle famiglie.
Tuttavia, conclude Cupani, «in generale si deve riformare l’intero sistema, affinché da un lato le strutture pubbliche e private abbiano un’offerta adeguata alle esigenze degli ospiti, e sostenibile dalle famiglie, dall’altro il sistema pubblico si faccia garante di una vera azione di coordinamento e controllo. Oggi l’82% degli anziani non autosufficienti è assistito da congiunti o assistenti familiari, per cui non stupisce che il PNRR si occupi molto di casa come primo luogo di cura. Ma noi siamo convinti che una RSA aperta al territorio possa diventare una “casa della salute” per gli anziani, un punto di riferimento. Per questo siamo altrettanto convinti che la messa a terra del PNRR possa, alla fine, dare spazio a molte soluzioni».
I risultati della ricerca in 5 punti
La Fnp Veneto ha posto ai ricercatori 5 domande, che trovano nella ricerca “Anziani, non autosufficienza e RSA: la situazione oggi e quale previsione al 2042” le seguenti risposte.
Qual è oggi e quale sarà nel 2042 la situazione della non autosufficienza fra gli anziani veneti?
Con l’invecchiamento della popolazione, negli anni aumenteranno sia il numero di malati cronici sia il numero di quanti svilupperanno una forma di limitazione all’autonomia. Condizioni queste che possono sfociare in non autosufficienza. Considerando solo gli anziani con gravi difficoltà nelle attività di cura della persona (ADL, activities of daily living) e nelle attività della vita domestica e sociale (IADL, instrumental ADL), quindi con una non autosufficienza di livello importante, gli over 65 con queste problematiche in Veneto erano 115.417 nel 2021, ma saranno 165.256 nel 2042, con un aumento del 43,2%. La crescita è più elevata per quanto riguarda gli over 75: da 102.105 nel 2021 a 156.378 nel 2042 (+53,2%).
Che distribuzione hanno le RSA in Veneto? Ci sono territori con una minore copertura di posti letto?
Considerando le RSA per persone anziane non autosufficienti con ridotto-minimo bisogno assistenziale o con maggior bisogno assistenziale, i Nuclei/Sezioni di Alta Protezione Alzheimer e i Nuclei/Sezioni Stati Vegetativi Permanenti, in Veneto nel 2020 c’erano 347 strutture con 31.534 posti letto autorizzati, di cui 30.782 accreditati. Mettendo in relazione il numero di posti letto e il numero di anziani presenti nei territori delle Ulss stesse, la ricerca si è mossa in due direzioni.
Nella prima si è fatto un confronto tra la distribuzione percentuale della popolazione over 65 anni nelle singole Ulss del Veneto e la distribuzione percentuale di posti letto autorizzati. Si può notare come, in alcune Ulss, ci sia un disallineamento tra l’offerta (posti letto) e la potenziale domanda (popolazione over 65 anni). In particolare, si registra una differenza negativa (maggiore distribuzione della popolazione rispetto ai posti letto) nelle Ulss 3 Serenissima, 4 Veneto Orientale, 6 Euganea e 9 Scaligera.
Si è poi pensato di calcolare, sempre per Ulss, il rapporto del numero di posti letto ogni 100 residenti con più di 65 anni: la media nel 2020 in Veneto è di 2,76 posti letto autorizzati e 2,69 accreditati. Nelle Ulss 1 Dolomiti e 5 Polesana il dato è più elevato (rispettivamente 3,6 e 3,5 posti autorizzati ogni 100 over 65), in linea nell’Ulss 2 Marca Trevigiana, inferiore alla media regionale nelle Ulss 3, 4, 6 e 9.
Quale sia il rapporto ottimale tra disponibilità di posti letto e presenza di over 65 è una domanda aperta. Tuttavia, la disomogeneità dell’offerta è evidente. Una prima conseguenza è che alcune famiglie trovano posto per il proprio congiunto non autosufficiente in strutture molto distanti dal luogo d’origine.
C’è stato negli anni uno spostamento verso il privato?
In Veneto dal 2016 al 2020 i posti letto privati (sia autorizzati, che accreditati) nelle RSA risultano in crescita. Il privato autorizzato passa da rappresentare il 47,9% dei posti letto totali nel 2016 al 49,6% nel 2020 (+1,7%). È in controtendenza solo Belluno: i posti letto autorizzati pubblici sono passati dal 35,1% del totale al 53,2%. Dove si è avuto il “salto” maggiore verso il privato è Venezia: dal 56,9% nel 2016 al 63,8% (+6,9%) nel 2020. Appare comunque chiaro che il sistema pubblico e il sistema privato, singolarmente, non sono in grado di coprire la domanda di servizi che c’è oggi e che ci sarà domani.
Le RSA di oggi sono in grado di rispondere alle esigenze di domani?
Dato l’andamento demografico e l’incidenza della non autosufficienza, e tenendo come riferimento il rapporto tra posti letto nelle RSA e anziani calcolato prima, abbiamo stimato che in 20 anni la domanda di posti letto crescerà: dai 31.534 del 2021 a 45.151 del 2042. Serviranno, quindi, 13.617 posti letto in più di quanti ce n’erano nel 2021. Sapendo che a fine 2022 gli accreditamenti in Veneto nelle strutture per anziani risultano aumentati a 34.453, l’esigenza si “riduce” a 10.698.
Questa previsione apre a diverse riflessioni. La prima è che il sistema pubblico deve interessarsi di più ai servizi residenziali per anziani non autosufficienti, in termini sia di offerta che di coordinamento. Serve una riforma degli accreditamenti e un periodico controllo, per scongiurare che la crescita dell’offerta privata sia “selvaggia”. Inoltre, a maggior ragione serve includere le RSA in quella rete collaborativa di soggetti che si occupano degli anziani non autosufficienti.
La seconda riflessione è che bisogna mettere mano oggi alle diverse professionalità coinvolte, perché la drammatica carenza di organico delle RSA, incapaci di accogliere nuovi ospiti perché non ci sono abbastanza medici, infermieri e OSS a seguirli, non potrà trascinarsi domani. Formazione adeguata, qualificazione professionale, giusto trattamento economico a partire dall’applicazione del contratto pubblico della sanità: il lavoro dei professionisti che si prendono cura degli anziani non autosufficienti è delicato, e deve essere giustamente riconosciuto.
Gli 80enni di domani sapranno affrontare economicamente l’eventuale non autosufficienza?
La non autosufficienza in forma grave interessa mediamente gli 80enni. Oggi in Veneto la loro pensione media è di 18.818 euro lordi l’anno (casellario Inps 2021), a fronte di un costo annuale per un alloggio nelle RSA stimato in 21.900 euro (compresi i contributi regionali).
Gli 80enni del 2041 sono i neopensionati di oggi, che hanno dai 60 ai 64 anni: la loro pensione media annuale è di 22.523, ma se andiamo nel dettaglio scopriamo che il 62% dei pensionati “giovani” di oggi percepisce una pensione media inferiore a 18.448 euro lordi.
Quindi no, due terzi degli 80enni di domani non saranno in grado di affrontare economicamente l’eventuale non autosufficienza.