Manodopera che manca, “a causa del reddito di cittadinanza e di politiche che disincentivano i giorni al lavoro”. E’ il problema che si trovano ad affrontare le aziende dell’Alto Vicentino, ma da nord a sud in Italia pare essere un problema generalizzato, con il settore edile maggiormente penalizzato proprio in un periodo in cui sta rivivendo un ‘boom’. Un problema che industriali e artigiani denunciano da anni e che pare non trovare risposte, nonostante le scuole stiano rivalutando corsi di tipo ‘professionale’.
“La manodopera manca da tempo, in tutti i settori e si tratta sia di manodopera specializzata che ordinaria”, ha sottolineato Luigi Schiavo, presidente della sezione edile e impianti di Confindustria Vicenza, che ha pubblicato, per far riflettere i colleghi, un post contro il reddito di cittadinanza, a suo avviso primo ‘colpevole’ della demotivazione dei giovani al lavoro.
“E’ un problema devastante, sul quale il governo e le politiche istituzionali devono intervenire con scelte radicali, innovative, perché il rischio di paralizzare l’intero ciclo del lavoro è dietro l’angolo ma pare che chi deve agire non se ne renda conto”, ha continuato Schiavo.
L’imprenditore scledense nel settore edile non ha dubbi sul fatto che il reddito di cittadinanza, sussidio voluto dal Movimento 5 Stelle e approvato dalla Lega durante il governo gialloverde, abbia una grossa responsabilità nello spingere la parte più giovane della popolazione a non cercare lavoro, soprattutto nella manodopera. “E’ un dato di fatto che si trovino persone che hanno perso il lavoro e che ne cercano uno nuovo, soprattutto tra i 50enni, ma quando questi, a breve, andranno in pensione, sarà un disastro perché il ricambio generazionale va progettato e pianificato per tempo – ha evidenziato Schiavo – Oggi i giovani non sono incentivati a cercare lavoro. Da un lato c’è il reddito di cittadinanza che consente di oziare, con tanto di paghetta mensile. E molti ragazzi non cercano lavoro, ma di conseguenza non acquistano casa, non mettono su famiglia, non fanno figli. Posticipano i progetti di vita. E così facendo il nostro paese morirà, si troverà presto in una fase di stallo a cui non riuscirà più a dare risposta”.
Per l’imprenditore di Schio la politica deve mettere subito, “ma subito”, in pista progetti per il mondo del lavoro, anche sbloccando i licenziamenti e favorendo così il transito di personale tra aziende ferme e aziende che lavorano. “Ci sono nettissimi segnali di ripartenza, ma ai giovani bisogna far tornare la voglia di andare a lavorare in azienda, di guadagnarsi i loro soldi, di fare progetti. La politica è responsabile di questo declino ideologico nel mondo del lavoro. Non si può far passare il messaggio che rimanendo sul divano i soldi ti arrivano nel conto, così come non si può far passare il messaggio che tutti possono essere dottori o avvocati. Il mondo del lavoro ha mille sfaccettature, ci sono migliaia di professioni che si possono svolgere”.La stessa teoria l’ha sostenuta Cinzia Fabris, presidente di Cna Vicenza, dichiarando già un paio di anni fa di avere enormi difficoltà nel trovare sarte per la sua azienda di maglieria poiché le ragazze, per quanto ben pagate per la manodopera in azienda, avrebbero preferito puntare a diventare direttamente stiliste, o influencer.
E a chi critica i bassi stipendi, o la poca sicurezza in alcuni ambiti lavorativi, Schiavo replica: “Ci sono regole in ogni ambito, ci sono parametri da rispettare. Ci sono leggi precise, ci sono i sindacati dei lavoratori. Se non vanno bene i parametri, che si rivedano, ci si metta attorno ad un tavolo, ma la soluzione va trovata, subito. Nel settore edile, ad esempio, con i bonus recenti c’è un ‘boom’ di lavoro. Ma non c’è personale a sufficienza, pertanto di rischia che questi bonus cadano nel vuoto, addirittura si rischia che i soldi del Recovery non si possano usare per la mancanza di personale”.
Luigi Schiavo si smarca dalle proteste dei sindacati edili, che nei giorni scorsi hanno manifestato sostenendo che “la giungla del subappalto e il massimo ribasso può condurre a mancanza di sicurezza e speculazione sul salario degli operai”.
“Abbassare la soglia degli appalti significa dare la possibilità alle piccole aziende locali, che danno lavoro a centinaia di persone, di accedere a lavori che prima non avrebbero potuto ottenere – ha spiegato Schiavo – Significa aiutare le aziende più piccole, creare posti di lavoro vicino casa, dare una mano concreta alle famiglie. Per quanto riguarda sicurezza e salari, anche qui si rientra in un contesto di regole e di limiti precisi, di leggi, le aziende non possono assolutamente fare quello che vogliono. Le proteste dei sindacati di questi giorni sono mera speculazione politica, lontane anni luce dal mondo del lavoro, dalle sue regole e dalle sue necessità per un rilancio”.
Secondo Schiavo, il vero problema che si verrà a creare in Italia riguarda anche in questo ambito la mancanza di figure professionali, di operai, specializzati e non: “Ci saranno tanti soldi da spendere, per realizzare lavori, anche molto importanti. Ma manca la manodopera. Chi realizzerà quindi questi lavori? E’ questo il problema che l’Italia deve affrontare nell’immediato, perché il rischio concreto è quello di vedere sfumare un’opportunità unica e irripetibile perché si è preferito investire sulla gente che non lavora invece che su quella che lavora”.
Anna Bianchini