La pandemia ha ridotto il numero di artigiani e imprese vicentine, ma ne ha aumentato dimensione e struttura proiettandole sempre di più verso i mercati esteri. È il quadro che emerge dall’ultimo Osservatorio Economia e Territorio di CNA Veneto, realizzato mettendo a confronto i dati Istat di fine 2022 e inizio 2023 rispetto a quelli con cui si era chiuso il 2019.
L’indagine indica che nella provincia berica si sono perse nel triennio 1235 imprese (-1,7%) e in termini percentuali è il terzo peggior risultato dopo Rovigo (-6,3%) e Belluno (-1,9%); tra queste, 833 erano attività artigiane (-3,5% sul totale degli iscritti all’albo). Ma il pollice è decisamente in su se si considera il dato dell’occupazione: Vicenza è tra le sole tre province (assieme a Venezia e Padova) con saldo positivo rispetto al numero degli occupati, che sale di circa 3500 unità (+0,9%, con media veneta -0,4%).
«I dati confermato le impressioni che riscontriamo lavorando ogni giorno al fianco degli imprenditori – spiega Cinzia Fabris, presidente CNA Veneto Ovest -. Ci sono meno aziende, banalmente perché gli anni di crisi hanno fatto da imbuto, tagliando le nuove nascite e le realtà che magari erano più fragili già prima della pandemia. Ma quelle che sono andate avanti lo hanno fatto con un approccio che ha permesso loro di aumentare dimensioni e struttura, e quindi di uscirne più forti».
«E non è un caso – prosegue Fabris -. L’avvio di progetti di vendita all’estero è legato a doppio filo alla capacità di portare avanti un percorso di crescita imprenditoriale, perché basato in egual misura su metodo, pianificazione e obiettivi. Questo è lo stesso approccio che cerchiamo di trasmettere ogni giorno ai nostri associati, proprio per spronarli a superare qualsiasi tipo di limite, dimensionale o di mercato che sia. E come abbiamo visto oltre a noi lo dicono i numeri: solo così si può affrontare con successo qualsiasi tipo di crisi».