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L’Ucid rinnova le cariche. Gino Guarda: gli imprenditori devono lavorare per il bene comune

L’Ucid, Unione cristiana imprenditori dirigenti della sezione San Gaetano Thiene ha rinnovato le cariche sociali per il prossimo triennio.

Confermati dal precedente mandato il presidente Gino Guarda, il tesoriere Luigi Pasqualotto e la rappresentante del mondo femminile Luisa Dal Maso.

La novità è invece rappresentata dal vicepresidente Renato Cimenti, dal segretario Luciano De Franceschi, da Giorgio Busin e Luca Sandonà, rispettivamente delegato del consiglio per i rapporti con enti associazioni e categorie economiche, e rappresentante dei giovani.

 A Don Livio Destro, monsignore della parrocchia del duomo, è stato dato incarico di consulente ecclesiastico.

 L’Ucid è un’associazione privata nazionale che non vanta fini di lucro, nata in Lombardia nel 1945 per promuovere la moralità professionale tenendo in considerazione i principi cristiani e la morale cattolica. Conoscenza, attuazione e diffusione della dottrina sociale della chiesa sono tra i punti fondamentali di Ucid, che pone la persona al centro dell’attività economica cercando di favorire la solidarietà e lottando contro ogni forma di discriminazione.

 

Gino Guarda perché le aziende stanno soffrendo così tanto?

 

Questa crisi fa davvero impressione. E’ minata la fiducia, si coglie in molti una paura che blocca decisioni, iniziative e investimenti, che sono alla base sia della continuità che della crescita. Abbiamo bisogno di certezza di riferimenti. E’ una crisi nata dalla perdita di valori.

 

Che cosa deve fare una bravo imprenditore per venirne fuori?

 

Occorre cambiare i comportamenti lavorando per il bene comune. Siamo gente operativa. Ci distingue l’operosità. La questione per noi è sentirsi chiamati ad uno sforzo che coniughi intelligenza e fede per trovare ciascuno, nell’ambito in cui opera, idee e soluzioni per realizzare il bene comune attraverso i processi e le dinamiche aziendali. Dobbiamo tornare a quell’operosità ed intraprendenza che ci deve contraddistinguere come classe dirigente cattolica.

 

Sembra un po’ un’utopia. Il bene comune deve diventare una strategia aziendale?

 

C’è un salto culturale da fare nella filosofia e nell’atteggiamento imprenditoriale: che il bene comune entri a pieno titolo nella definizione delle strategie d’impresa della quale deve divenire un ingrediente insostituibile. Esponenti dell’Ucid hanno scritto a più mani un libro che si intitola “Strategie d’impresa per il bene comune” e parla proprio di questo. Non è un’utopia, ma un dovere per venire fuori da una crisi causata fondamentalmente dall’egosimo e dalla mancanza di valori.

 

La dottrina sociale della chiesa è alla base delle linee strategiche delle imprese legate a Ucid, ci spieghi...

 

Siamo consapevoli che comportamenti coerenti ai principi etici, cioè strategie aziendali aderenti ai principi della dottrina sociale della chiesa creano un valore sostenibile nel tempo e sono quindi la migliore garanzia della continuità e della crescita dell’impresa stessa.

L’Ucid può essere il luogo in cui chi si mette in gioco, chi accetta questa sfida, chi vuole percorrere concretamente la strada del bene attraverso una gestione efficiente ed efficace di un’impresa che compete sul mercato, trova confronto, conforto e stimoli.

 

E gli imprenditori che se ne infischiano della chiesa e vanno avanti per la loro strada assecondando prima di tutto interessi personali?

 

“Non agire secondo la ragione è contrario alla natura di Dio” scrive il nostro Papa. Dobbiamo lastricare la strada che porta al bene comune con la dottrina sociale della chiesa. Saremo così certi di non metterci in una visione di parte ma di andare alla radice di ciò che ogni uomo può, col corretto uso della ragione.

 

Nel mitico nord-est, terra di grandi e piccoli imprenditori, lei sta lanciando un messaggio molto forte…

 

Abbiamo una responsabilità non delegabile: quella di migliorare il mondo in cui viviamo.

 

Anna Bianchini