Fare impresa in Italia non e’ remunerativo perche’ il guadagno non e’ sufficiente a ripagare il costo del capitale, tanto e’ vero che nelle attivita’ industriali vi e’ stata una distruzione di ricchezza pari a 1,4 punti. Lo dice l’indagine 2012 ‘Dati cumulativi di 2.032 imprese italiane’ dell’ufficio studi di Mediobanca.
I grandi gruppi – sostiene Mediobanca – visti nella loro dimensione italiana, sono quelli che hanno sofferto di più, mentre è stata più contenuta la sofferenza delle medio e grandi imprese. La distruzione di valore ha risparmiato le sole imprese a controllo estero, grazie alla elevata redditività del capitale.
L’industria italiana ha segnato nel 2011 un’ulteriore ripresa del fatturato pari al 9,2% sul 2010 ma non è sufficiente a raggiungere, seppure di poco, il livello pre-crisi del 2008, a causa della forte flessione del 2009. E’ quanto emerge dall’annuale indagine ‘Dati cumulativi di 2032 imprese’ dell’ufficio studi di Mediobanca. Le esportazioni si sono mosse nel 2011 a velocità più che tripla rispetto alle vendite domestiche (+18,3% contro +5,5%). Nel dettaglio è cresciuto il fatturato dei settori che hanno beneficiato degli aumenti dei prezzi delle commodities di riferimento (metallurgia +20,2%; energetico +17,6%) e di quelli che hanno agganciato la domanda estera (gomma e cavi +20,2%). Anno negativo per elettrodomestici (-3,4%), stampa editoria (-1,7%), farmaceutico e cosmetico (-0,7%). Sul fronte occupazionale, per il quarto anno consecutivo, si è assistito ad un calo (-0,2% nel 2011), anche se in misura inferiore al 2010 quando aveva perduto l’1,6% e soprattutto al 2009 (-2,7%). (ansa)