Costi aziendali in crescita, ricavi in discesa, soprattutto per il commercio, e clientela che appare in difficoltà a mantenere i livelli di consumo. Sono i tre segnali di preoccupazione che emergono dall’Osservatorio Economico di Confcommercio Vicenza sull’andamento del 2024, l’indagine congiunturale che l’Associazione ha elaborato in base alle risposte ricevute da 300 imprese associate. “Si tratta di criticità da monitorare, che si inseriscono però in un quadro positivo, visto che il 49% del campione ritiene il proprio stato di salute buono o ottimo e il 38% discreto – è il commento di Nicola Piccolo, presidente di Confcommercio Vicenza -. Dunque, chiudiamo un anno di sostanziale tenuta, anche se non dobbiamo sottovalutare alcuni campanelli d’allarme”.
La lettura dei dati mostra, infatti, che il Terziario di mercato vicentino è un settore che ha un buon livello di liquidità (definito solido per dal 54% delle aziende interpellate, e sufficiente dal 33%); non rileva criticità nel rapporto con le banche (buono per il 40% e discreto per il 53%); propenso ad assumere (un’impresa su 3, tra quelle con dipendenti, è alla ricerca di personale, che pensa di inserire nel primo semestre 2025). Lo stato di salute, come si diceva, è giudicato positivamente dall’87% di chi ha risposto al questionario (con valutazioni dal discreto all’ottimo).
Qualche “scricchiolio” si percepisce, però, sul fronte degli utili: sono diminuiti per il 46% delle aziende interpellate che appartengono al settore dettaglio per la persona (di cui fa parte l’abbigliamento-calzature), ma flessioni significative si registrano anche nell’ingrosso (rilevano diminuzioni il 43% delle imprese) e nel dettaglio prodotti alimentari (42%). Vanno meglio le imprese del comparto servizi: qui il 42% ha notato aumenti degli utili, il 42% stabilità e il 17% una flessione.
La discesa dell’utile ha una causa ben definita: l’aumento dei costi aziendali. Per l’89% delle aziende che hanno risposto all’indagine di Confcommercio Vicenza, il 2024 è stato un anno con costi in salita: “leggera” per il 55%, marcata per il 34%. A risentirne di più il settore turismo-ristorazione (qui il 56%  ha registrato forti aumenti) e il dettaglio alimentare (in questo caso il 41%). Allo stesso tempo le imprese puntano a contenere gli incrementi dei prezzi praticati alla clientela: solo il 4% delle attività interpellate ha dichiarato di aver operato un forte ritocco del listino all’insù, mentre il 55% lo ha fatto in modo leggero. La prudenza nei rincari – anche a costo, come abbiamo visto, di sacrificare gli utili – deriva dalla sensazione che la clientela abbia difficoltà ad affrontare le spese per consumi: lo percepisce l’80% delle imprese che hanno risposto al questionario;  e mentre per il 55% si tratta di sintomi “leggeri”, per quasi un’impresa su 4 la difficoltà della clientela è forte.
“I consumi non decollano soprattutto a causa delle così dette “spese obbligate”, ovvero quel che si impiega per mantenere l’abitazione, per le bollette, la sanità e i trasporti – afferma il presidente Piccolo -. Rilanciare l’acquisto di beni e servizi è essenziale, così come è importante sostenere le imprese: intervenire sulla fiscalità, anche locale, è prioritario, ma vanno aggiunte anche azioni specifiche per combattere la desertificazione commerciale attraverso la rivitalizzazione di città e paesi e interventi per abbattere i costi delle locazioni”.
Nonostante le difficoltà, comunque, le imprese vicentine del commercio, turismo e servizi guardano con fiducia al 2025: i pessimisti, cioè quelli che prevedono un peggioramento dello stato di salute della propria impresa nei prossimi 6 mesi sono solo il 13%; il 72% prevede una sostanziale stabilità e il 15% un miglioramento. Ne deriva che rimane buona la propensione ad assumere personale: il 34% delle aziende con dipendenti intende farlo nel prossimo semestre, con un picco del 48% nel turismo-ristorazione e del 42% nei servizi. Il tema però rimane quello della difficoltà a reperire nuove figure da inserire in azienda, un problema rilevato dal 71% delle aziende interpellate e che è trasversale a tutti  settori.
“La mancanza di personale è un freno alla crescita – conclude il presidente Piccolo -, ma risolverlo non è facile: come Associazione stiamo lavorando sui temi della contrattazione decentrata e del welfare per rendere più attrattive le nostre aziende e poi dell’age management, ovvero di come coinvolgere e motivare anche le generazioni più giovani, in un dialogo positivo con i senior. Sono tutte leve che possono aiutare a superare le attuali difficoltà, anche se rimane il tema della glaciazione demografica, sul quale servono azioni ben più ampie e complesse, ma comunque urgenti”.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia