Lavorare bene. Lavorare tanto. Lavorare con amore. Non avere paura di piegarsi per raccogliere, timore di non essere ricambiati, o sfiducia nel prossimo. “Quando si fa del bene, l’universo ti ripaga restituendone il doppio”. Parola di un uomo di 67 anni, che vorrebbe chiudersi nell’armadio piuttosto che mettersi in mostra. Parola di uno che da un telo di nylon ha creato una società che funziona da sempre. Parola di Stelvio Bidese, noto a tutti come ‘lo strassaro de Carrè’.
Stelvio e sua moglie Gabriella sono partiti da zero e hanno lavorato in team più e meglio della nazionale italiana di calcio nell’82. E oggi senza timore possono dire che “il lavoro paga sempre’.
Bidese, in tempi di recessione e crisi, ‘lo strassaro’ è una società forte e stimata. Come è nato?
Mai avuto crisi. Vengo da 3 aziende fallite e ho lavorato 18 anni ‘sotto padrone’. A 32 anni, tra un lavoro e l’altro, ho aiutato mio suocero che si era ammalato. La gente scendeva dalle montagne per comperare materiali di recupero, stracci, metalli e altro. Ho guadagnato le mie prime 5mila lire velocemente e ho pensato “Ecco l’arte giusta per fare soldi!” E’ nato tutto da una serie di coincidenze che mi hanno portato qui. Ho saputo cogliere il meglio da ciò che il destino mi ha offerto. Ho iniziato comperando il furgoncino dell’ultima azienda che chiudeva. Siamo partiti da lì, con un mezzo che cadeva a pezzi e un telo di nylon come tetto.
Sì, perché se io non fossi più stato in grado di andare a caricare gli stracci, mia moglie avrebbe comunque potuto lavorare e crescere i figli. Tutto calcolato, un passo dopo l’altro.
Quindi lei non è uno che si butta nelle avventure?
Assolutamente no. Sono passionale, ma nel lavoro sono molto riflessivo. Per ogni passo che ho fatto mi sono prima costruito un cuscino di sicurezza, in modo da avere sempre la possibilità di mantenere la famiglia e andare a letto sereno. Temevo di ammalarmi e volevo che mia moglie avesse una garanzia di entrate se mi fosse successo qualcosa. Ho sempre fatto i passi secondo la lunghezza della mia gamba e ho sempre speso i soldi che avevo messo via, non ho mai fatto debiti né chiesto agevolazioni. Come si può pensare di fare soldi facendo debiti?
Fosse per lei quindi le banche non servirebbero?
Le banche servono perché i tempi richiedono la loro presenza. Ma io sono della vecchia generazione e non capisco perché quando io porto in banca dei soldi, la banca mi restituisce mezzo foglietto di carta.
Noi siamo formiche, raccogliamo gli avanzi degli altri. E poi li sappiamo far fruttare. Lavoriamo sodo, ma non ci importa perché il lavoro ripaga sempre. Ci basta solo avere la salute. Non temiamo nessuna crisi, abbiamo costruito un meccanismo solido.
Scrivete i prezzi a mano, fate i conti, siete sempre perfettamente ‘sul pezzo’. Come fate?
E’ il nostro segreto. Nessun computer può sostituire la testa di un uomo.
Gabriella, lei ha la sua bella parte in questa avventura di successo. E da mamma, cosa consiglia ai ragazzi?
Io sono il musso e lui la testa. Ma non c’è problema, siamo una squadra e ognuno ha il suo ruolo. Ho cominciato a lavorare a 11 anni sotto padrone, ho la 5° elementare. Sono diventata grande e grossa lavorando, ma ho anche tanto giocato. La società di oggi condanna il lavoro per i giovani, io invece sostengo che il lavoro li nobilita. Non parlo di schiavitù o di eccessi ovviamente, ma di normali esperienze che aiutano a crescere. Bisogna educare i ragazzi con il gusto del lavoro. Non devono temerlo.
Lei Gabriella lavora 10 ore al giorno, eppure potrebbe starsene a casa a fare la ‘sciura’.
Qui è casa mia. Pensi che non ci siamo mai mossi da qui e nonostante questo abbiamo sempre le ultime novità. E c’è la fila di gente che viene a vendere, perché sanno che paghiamo sempre, anche in anticipo, e valorizziamo il lavoro degli altri. Abbiamo un grandissimo rispetto per il lavoro. Una volta una zingara mi ha chiesto soldi. Le ho dato una scopa e le ho pagato il salario. Lei ha guadagnato i suoi soldi e io mi sono risparmiata una fatica.
Lo fa spesso?
Non lo faccio più, perché la burocrazia ti ammazza. Temevo che la ragazza si facesse del male e ho deciso di arrangiarmi. La possibilità di aiutare il prossimo ci sarebbe, ma lo stato te lo impedisce. Mascherate da diritti ci sono in realtà trappole burocratiche che impediscono di lavorare. Per cui la gente si rivolge ai comuni che li deve aiutare coi soldi pubblici. Io mi sono sempre piegata per raccogliere i frutti del mio lavoro, con umiltà e voglia di fare si può fare tutto. Ma lo stato con la sua burocrazia impedisce il lavoro e fa chiudere le aziende.
D’accordissimo. Una volta a una signora ho consigliato di andare a raccogliere pisacani e rivenderli. L’ha fatto, ha imparato a commerciare e ha superato il suo momento di difficoltà. Se lo facesse oggi, per lo stato lavora in nero e quindi la condanna. Se uno non ha da mangiare non può arrangiarsi, deve andare per forza dagli assistenti sociali.
Come inizia la vostra giornata?
Con una preghiera. Dio ci ha dato del talento e la capacità di saperlo sfruttare. Crediamo nel destino e nel fatto che il bene genera bene. Quando facciamo del bene ci torna indietro in misura doppia, è una regola dell’universo. L’energia positiva genera energia positiva. Però bisogna anche ricordare che se vuoi una mano che ti aiuti, la trovi in fondo al tuo braccio.
Siete una coppia invidiabile sotto tutti i punti di vista. Qual è il vostro segreto?
Siamo una piramide, stiamo in piedi perché ci appoggiamo uno sull’altra. Il segreto è volersi tanto bene, rispettarsi e fare l’amore tutte le sere. Non importa quanto stanchi si è. Non bisogna mai dimenticarsi di essere una coppia e di vivere l’intimità. E’ dall’intimità che nasce l’intesa, che poi si riflette nel buonumore e ti fa andare al lavoro contento. La felicità è il segreto di ogni successo.
Anna Bianchini