Nel secondo trimestre 2021 il Veneto ha fatto registrare un saldo tra assunzioni e cessazioni positivo per quasi 55.000 posti di lavoro, ovvero circa 4.000 in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Tuttavia, se si analizza tutto il 2021, il saldo delle assunzioni è ancora inferiore del 12% rispetto al 2019. A dirlo è ‘La Clessidra’, nuovo report elaborato da Unioncamere del Veneto e Veneto Lavoro che mira a “dare una chiave di lettura integrata sull’andamento dell’economia regionale”. Secondo il bollettino, il bilancio per le tre tipologie contrattuali considerate è stato positivo per l’apprendistato (+2.200) e soprattutto per il tempo determinato (+53.000 posizioni) mentre permane il segno appena negativo per il tempo indeterminato (-80 unità); la dinamica delle assunzioni è ancora per tutti negativa nel confronto con il 2019 (valori compresi tra il -11% e il -13%) nonostante il forte recupero degli ultimi due mesi. Leggermente più penalizzate sul versante delle assunzioni risultano essere le donne (in calo del -13% rispetto al 2019, a fronte del -11% degli uomini) e ancor di più gli stranieri (-16%), mentre sul versante dell’età la minor distanza rispetto ai dati del 2019 riguarda i senior (-5%). I saldi, pur con le dovute cautele nella loro valutazione, sono migliori di quelli del corrispondente trimestre del 2019 per tutte le categorie di soggetti, fatta eccezione per gli stranieri (-9%).
Dal punto di vista territoriale, sono state le province ad elevata propensione turistica, Venezia e Verona, a pagare i costi più rilevanti della crisi pandemica. Nei settori soggetti alle restrizioni (servizi turistici e commercio) il differenziale tra il secondo trimestre 2021 e l’analogo periodo del 2019 è infatti ancora significativo (-20% nel primo e -15% nel secondo), anche se nel mese di giugno i reclutamenti sono stati superiori a quelli dell’analogo periodo del 2019 (+19% e +5%), evidenziando una tendenza al recupero di una stagione partita però in ritardo. Nel manifatturiero la flessione della domanda di lavoro è ancora presente nei settori della moda, nell’alimentare e nella farmaceutica con un discreto miglioramento nell’ultimo mese. Lo sblocco dei licenziamenti non ha causato fenomeni straordinari e nel complesso i lavoratori licenziati sono stati 656 rispetto ai 698 del 207 e agli 837 del 2019. Le aziende interessate sono state 356, contro le 380 del 2018 e le 382 del 2019. Sono in ripresa anche le somministrazioni, che nel secondo trimestre sono state 36.000, mentre nello stesso periodo del 2019 erano 39.000. Il lavoro intermittente ha visto 23.000 attivazioni (+9% sul 2019) e il lavoro domestico 10.000 assunzioni (+8% sul 2019). Calano le collaborazioni (4.100, il 14% in meno sul 2019), mentre i tirocini sono in leggera ripresa (9.700, -7% sul 2019). Calano le dichiarazioni di disponiblità (-9,% sul 2019), probabilmente a causa dell’irrigidimento del mercato del lavoro e all’effetto scoraggiante della pandemia.