Fare chiarezza sui numeri reali della disoccupazione in Italia e in Veneto, distinguendo strumenti e metodologie delle diverse fonti informative disponibili. Questo il tema del convegno “La disoccupazione: fonti e dati a confronto” organizzato da Regione Veneto, Veneto Lavoro e Inps al Palazzo Grandi Stazioni della Regione del Veneto.
“In tema di disoccupazione spesso regna un po’ di confusione, anche in virtù del balletto di numeri cui periodicamente si assiste sugli organi di stampa – ha spiegato il direttore di Veneto Lavoro, Tiziano Barone – Il nostro obiettivo è quello di chiarire le differenze tra le varie fonti e lo scopo delle rilevazioni. Misurare la disoccupazione significa infatti fornire un indicatore dello stato di salute dell’intero sistema economico e sociale e individuare con precisione la platea di ‘clienti’ delle politiche attive messe in campo dalla Regione del Veneto attraverso la rete dei servizi per l’impiego”.
Il convegno ha rappresentato l’occasione per mettere a confronto le tre principali fonti statistiche di riferimento in materia di disoccupazione a livello nazionale e regionale: Istat, Veneto Lavoro e Inps. Ciò che è emerso, in primo luogo, è la difficile sovrapposizione delle fonti, dovuta a metodi di rilevazione e oggetti di osservazione differenti, ma anche a una diversa definizione stessa di disoccupato: se per l’Istat è colui che, non essendo occupato, sta cercando lavoro ed è disponibile a iniziarne uno, da un punto di vista amministrativo è colui che risulta iscritto all’elenco dei disponibili dei Centri per l’Impiego.
I dati: secondo Istat i disoccupati in Italia sono circa 3 milioni, cui si aggiungono circa 3,3 milioni di forze di lavoro potenziali, ovvero persone che vogliono lavorare pur non essendo immediatamente disponibili o alla ricerca attiva di un lavoro. Si tratta principalmente di uomini, under 35, residenti nel Mezzogiorno e in possesso di un basso titolo di studio. Il 76% dei disoccupati ha contattato almeno una volta un Centro per l’Impiego pubblico, che però non risulta l’unica modalità di ricerca di lavoro.
I dati Inps mettono, invece, l’accento su coloro che percepiscono un’indennità di disoccupazione, tenendo conto delle rilevanti novità normative intervenute negli ultimi anni e che hanno portato alla Naspi, l’ammortizzatore unico per tutti i disoccupati. Nel 2016 ne hanno beneficiato in tutta Italia circa 1,6 milioni di persone, 400 mila in più rispetto a quanti avevano ricevuto un’indennità di disoccupazione nel 2008. Negli anni è anche aumentata la spesa sociale per la disoccupazione, passata dai quasi 8 miliardi del 2008 ai 12 miliardi del 2016, di cui solo circa la metà coperta dalla fiscalità generale. Nei 24 mesi successivi alla cessazione del rapporto di lavoro, mediamente il 55% di chi percepisce la Naspi trova una nuova occupazione, con il Veneto che si situa al di sopra della media nazionale, con punte del 70%.
I dati di Veneto Lavoro, infine, consentono di fornire un quadro della disoccupazione regionale sulla base delle dichiarazioni di immediata disponibilità presentate ai Centri per l’Impiego del territorio. Tra il 2013 e il 2016 la quota di persone entrate in stato di disoccupazione è gradualmente diminuita, con un flusso annuo nel periodo di 147 mila soggetti. Sono principalmente lavoratori che avevano un contratto a tempo determinato o indeterminato e impiegati nei settori dei servizi alla persona (principalmente istruzione) e del turismo, su cui pesano le dinamiche stagionali. I tempi di ricollocazione si stanno accorciando: entro 12 mesi dall’inizio della disoccupazione il 60% trova un lavoro e nel 40% dei casi si tratta di un lavoro stabile, a tempo indeterminato o comunque superiore ai 6 mesi. Un’importante novità è rappresentata dall’aggiornamento delle liste degli elenchi dei lavoratori disoccupati disponibili, che porterà nei prossimi mesi ad avere un quadro preciso e affidabile della reale consistenza dei disoccupati in regione. Secondo i primi dati disponibili, al 6 maggio 2017 i disoccupati (amministrativi) in Veneto sarebbero 278 mila, la maggior parte dei quali di età compresa tra i 30 e i 49 anni e residenti nelle province di Venezia, Treviso e Padova. Oltre il 70% sono quelli che hanno usufruito di politiche di inserimento o di attivazione.
“Siamo la Regione che ha l’archivio storico più importante in tema di dati amministrativi sulla disoccupazione e non solo. Una base dati che ci permette di fare raffronti e misurare le nostre scelte e le nostre politiche, ma anche di poter fornire un contributo importante in termini di linee di indirizzo nazionali – ha commentato l’assessore regionale al lavoro – Con un recente provvedimento normativo abbiamo voluto avviare un aggiornamento delle liste dei disponibili iscritti ai Centri per l’Impiego non per cancellare persone dallo stato di non occupazione, ma per ‘sfoltire le fila’ e individuare, con la massima precisione possibile, chi sono i destinatari dei nostri interventi. I dati dimostrano che quando una persona viene presa in carico dai servizi per l’impiego del sistema regionale e può usufruire di politiche di accompagnamento efficaci, le sue probabilità di trovare un lavoro aumentano. Questo deve essere il nostro obiettivo”.