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Il grido d’allarme degli agricoltori veneti: ‘Stiamo lavorando in perdita, aiutateci’

Un grido si alza oggi da Forte Marghera, a Mestre. È la richiesta di aiuto degli agricoltori veneti che, tramite la manifestazione organizzata da Coldiretti, vuole raggiungere Roma affinché il Governo intervenga. La crisi del settore agroalimentare veneto perdura da tempo ed è dovuta a diversi motivi, principalmente alla mancanza di accordi di filiera che garantiscano il pagamento di un prezzo sostenibile per le produzioni, che oggi portano guadagno principalmente alla distribuzione. In questo momento, però, l’aumento dei costi dell’energia sta determinando un pesante aggravamento della situazione, e pertanto una risposta diventa ancora più urgente, spiega Marina Montedoro, direttrice di Coldiretti veneto. “I produttori non riescono ad avere un reddito”, e intanto “ci sono tantissimi miliardi stanziati ma ancora non erogati al settore”, afferma Montedoro. “Chiediamo al governo di metterci la faccia e soprattutto di affrontare le nostre richieste”. Tra cui c’è, ad esempio, una proroga degli ammortamenti per i prestiti, che potrebbe essere garantita al 100% da Ismea e che “darebbe fiato agli agricoltori che in questo momento sono soffocati dagli aumenti delle bollette”. Molti gli interventi sul palco, anche da parte della politica locale, ed in particolare degli assessori regionali Cristiano Corazzari (caccia e pesca) e Federico Caner (Agricoltura e Turismo), il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti e la vice presidente Francesca Zottis, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e il presidente della Regione Luca Zaia.
“La Regione è al vostro fianco, i problemi li dobbiamo risolvere”, afferma Zaia, convinto che “il Governo non può restare sordo davanti a questa manifestazione”. Ci vuole “un piano Marshall per l’agricoltura”, continua il presidente, che individua tre campi d’azione principali. Il primo è quello degli aiuti, che devono essere erogati urgentemente dal Governo. Il secondo è rappresentato dagli accordi di filiera. “Noi non possiamo pensare che la distribuzione della ricchezza dalla produzione aziendale alla vendita al consumatore sia totalmente sbilanciata verso il commercio, e che l’agricoltura non porti a casa niente. Non possiamo pensare che nella filiera l’agricoltore sia quasi ritenuto un impiccio, un disturbo: dobbiamo chiedere al ministro, al Governo, al presidente Draghi che gli accordi di filiera diventino realtà in questo Paese e si garantisca alla produzione un reddito minimo di sostentamento che è anche un fatto etico di civiltà e rispetto per chi lavora”, dichiara Zaia.
Quindi “Coldiretti deve spingere sugli accordi di filiera perché penso siano l’unica via d’uscita, assieme agli aiuti”.
Dopodiché ci sono “i cittadini, i consumatori”, che “possono aiutare gli agricoltori comprando i loro prodotti, del nostro territorio, dei nostri paesi, delle nostre latterie e delle nostre cooperative”. E “non è un fatto di egoismo, se sparisce la nostra agricoltura sparisce anche il nostro sistema produttivo”, sottolinea Zaia. Qualcosa va poi fatto anche per la burocrazia, che oggi è eccessiva, anche a causa del fatto che “sta passando il concetto che dietro ad un agricoltore c’è sempre un inquinatore, un devastatore del territorio. Occhio perché questo concetto non deve passare”, avverte il presidente.
“Non c’è bisogno che vengano quelli con la R moscia a spiegarci che cos’è l’ambiente perché il primo ad avere interesse nell’ambiente è l’agricoltore che è il primo consumatore dei suoi prodotti, in veneto l’azienda agricola media è di 2,2 ettari di superficie, siamo formicaio di piccoli agricoltori che consumano i loro prodotti”. Infine, conclude Zaia, va ricordato che “se il veneto oggi conosce un’industria da 18 miliardi di euro, il turismo, è perché dietro c’è un’agricoltura che fa innamorare i turisti che vengono qui. E non solo perché gli agricoltori tengono in ordine i territori, ma perché le produzioni tipiche si trasformano in ristorazione, in festa…
Pensate solo ai 52 vini a denominazione in veneto“.
Nei giorni scorsi la Commissione politiche agricole è stata ricevuta dal ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, a cui è stato richiesto di intervenire subito sui problemi, urgenti: “il caro energia e la pratica sleale che riguarda il costo di produzione del latte superiore oggi al prezzo di vendita”, interviene l’assessore Caner. “C’è poi la questione aviaria su cui pesano non solo i costi diretti per la remunerazione dei capi morti, ma anche di quelli indiretti. Il ministro ha assicurato che 30 milioni verranno destinati alla filiera avicola, dando ristoro a tutti gli imprenditori agricoli che sono stati colpiti”, racconta, chiedendo poi anche “incentivi urgenti sui contratti di filiera per sostenere l’efficientamento energetico”. Il divario tra quanto percepito dal coltivatore o allevatore e quanto speso dal consumatore “è grave”, perché “all’aumento del prezzo al dettaglio non corrisponde un aumento dei compensi pagati al produttore agricolo”, conferma il presidente del Consiglio veneto Roberto Ciambetti, che appoggia la protesta di Coldiretti. “Da mesi il costo della spesa al dettaglio per gli alimentari è aumento in maniera oltremodo significativa e il futuro, a seguito della crisi in Ucraina, è tutt’altro che roseo. I produttori hanno subito incrementi pesanti dei costi produttivi che vanno dal 70% per l’energia con picchi del 110%, al 40% per l’alimentazione per gli animali e ci sono comparti, come il latte, che ai prezzi pagati in stalla stanno lavorando in perdita secca: mediamente, a livello italiano, un litro di latte costa al produttore circa 46 centesimi, mentre tanti allevatori percepiscono circa 38 centesimi al litro, quando al dettaglio il latte fresco viene pagato dal consumatore oltre l’euro”, continua Ciambetti, che si unisce alla richiesta di “difendere l’agroalimentare Made in Italy e difendere l’economia, il lavoro ed il territorio, contro speculazioni e rincari.