La moda è il settore che sta soffrendo di più la congiuntura negativa dell’industria manifatturiera regionale. Nel terzo trimestre del 2024, secondo l’ultima indagine congiunturale di Unioncamere Veneto, la produzione delle filiere abbigliamento-tessile-calzature è calata del 7,1% su base tendenziale. In particolare gli ordini dal mercato interno italiano si sono contratti del 7,6%.

Gli effetti si sentono anche sulle aziende del distretto di Schio e Thiene. «Sulla riduzione dei consumi pesa molto l’inflazione accumulata in questi anni, almeno per il segmento medio-basso», commenta Silvia Marta, amministratore delegato di Siggi Group di San Vito di Leguzzano e presidente del raggruppamento Alto Vicentino di Confindustria. «Noi per ora stiamo sentendo meno il calo perché produciamo abbigliamento da lavoro e quindi abbiamo clientela aziendale, ma è molto probabile che ci arriverà l’onda lunga del rallentamento del mercato». Marta inoltre sottolinea che il settore deve fare i conti con costi altisoprattutto della logistica sulle forniture di materie prime, semilavorati e prodotti finiti dall’Asia. «I problemi del Canale di Suez comportano l’esigenza di circumnavigare l’Africa da ormai un anno, il risultato è che i tempi delle consegne via mare si sono allungati da una media di 30-40giorni a tre mesi. E in alcuni casi questo comporta pure problematiche sulla qualità di fibre e tessuti rimasti troppo a lungo sulle navi».
Inoltre, per l’intero comparto moda c’è la sfida della sostenibilità ambientale, specialmente per ridurre l’enorme mole di indumenti a fine vita che finiscono in discariche in tutto il mondo. La questione concerne pertanto anche ildesign, inteso come utilizzo di materiali e progettazione di indumenti che possano essere effettivamente smontati, ricostruiti, riciclati, riusati. «Non solo occorre contrastare il fenomeno del fast fashion che ha elevati impatti ambientali, ma anche labbigliamento e le calzature made in Italy devonoaumentare le pratiche di upcycling e recycling», sottolinea Marta.
Tornando alla congiuntura, anzi alla tendenza che prosegueda oltre un anno, il tessile-abbigliamento-calzature non è certo l’unico settore che sta vivendo una riduzione marcata di domanda e produzione. L’indagine di Unioncamere Veneto mostra infatti un calo generalizzato della manifatturaregionale che prosegue da dodici mesi e un grado di utilizzo degli impianti sceso al 68% rispetto al 72% del 2023. E,soprattutto, l’analisi registra una netta contrazione degli ordini delle imprese sia sul mercato nazionale sia, e ancora di più, sui mercati esteri. Con previsioni in peggioramento.
I numeri aggiornati sono tanti e si possono visionare nell’area Veneto Congiuntura del sito di Unioncamere Veneto https://www.unioncamereveneto.it/veneto-congiuntura-nel-iii-trimestre-2024-permane-la-debolezza-del-manifatturiero/. I dati essenziali indicano da gennaio a settembre -3,4% della produzione industriale su base annua. In particolare -4,6% dei beni intermedi e -0,8% dei beni strumentali e di consumo. In aumento solo l’alimentare (+4%), la carta e stampa-editoria (+3,3%), marmo, vetro e ceramica (+1,7%).
Nel terzo trimestre i cali di produzione più rilevanti, dopo appunto quello della filiera moda (-7,1%) sono stati registrati nel comparto metalli (-6,9%), nelle macchine elettriche ed elettroniche (-5%) e nei mezzi di trasporto (-3,2%). Giù anche macchine e apparecchi meccanici (-2,8%), legno e mobile (-1,9%) e gomma e plastica (-0,5%).

Federico Piazza

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