di Federico Piazza
Le difficoltà dell’industria stanno comportando un forte aumento delle richieste di cassa integrazione guadagni ordinaria in provincia di Vicenza. Di cui, quasi due terzi riguardano la metalmeccanica. Comprese diverse fabbriche dell’Alto Vicentino, dalle realtà industriali a quelle artigianali.
Tra i casi principali c’è lo stabilimento di mietitrebbie Agco spa di Breganze. Dove oltre la metà dei circa 800 dipendenti ha fatto almeno qualche ora di cassa integrazione da maggio a novembre 2024. In quasi tutti i reparti. Soluzione che, secondo fonti sindacali, è diventata più massiccia per almeno 250 addetti a partire dalla fine dell’estate. L’azienda registra infatti quest’anno un calo del 40% dei volumi produttivi a causa del forte rallentamento delle vendite.
A livello provinciale bastano pochi dati per inquadrare il fenomeno fotografato dal Centro Studi di Cisl Vicenza. Nei primi nove mesi del 2024 le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate (oltre 15 milioni) hanno superato il totale dell’intero 2023 (14 milioni). Di queste, il 50% sono state richieste nella meccanica e l’11,7% nella metallurgia. Ovviamente non sono state tutte utilizzate. La percentuale effettiva si attesta intorno al 20%, spiegano i sindacati, perché le aziende chiedono preventivamente autorizzazioni per volumi di ore superiori a quelle che poi fanno. Ma le richieste sono un indicatore rilevante delle prospettive delle imprese a seconda delle previsioni di produzione e ordini.
A settembre in particolare c’è stata un’impennata. Nei primi nove mesi dell’anno, sei milioni di ore autorizzate in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Il numero complessivo di ore di cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga in provincia è il più alto dal 2013, con l’eccezione dell’esplosione del 2020 e della coda del 2021 nel periodo Covid.
E purtroppo ci sono anche casi di licenziamenti collettivi per crisi aziendali. Esuberi di personale dipendente con contratti a tempo indeterminato, che si sommano a mancati rinnovi di contratti a termine. Tra le procedure più rilevanti nel comparto meccanico dell’Alto Vicentino c’è quella di Polidoro spa, storica azienda scledense che produce bruciatori a gas e scambiatori di calore. La transizione sulle tecnologie green imposta dall’Ue per ridurre progressivamente l’impiego del gas si riflette sul settore termotecnico. Polidoro, 270 dipendenti, prevede circa 40 esuberi da concordare su base volontaria. Trattativa sindacale aperta per trovare soluzioni che permettano di accompagnare i dipendenti in età prossima al pensionamento, e di provare a riassorbire gli altri in altre aziende del territorio o nella stessa Polidoro riducendo gli esuberi.
Un alto caso riguarda sempre Agco a Breganze. Agco Italia ha infatti annunciato 26 licenziamenti nel magazzino ricambi e nell’assistenza clienti post vendita. Il magazzino, secondo i piani di riorganizzazione della logistica europea del gruppo americano, sarà spostato in Francia. Mentre il servizio clienti verrà in parte centralizzato a livello mondiale con risponditori automatici. La vertenza, che non è stata risolta nella prima fase di confronto tra azienda e sindacati, è gestita dall’Unità di crisi della Regione Veneto.
A Schio poi negli ultimi mesi ha chiuso definitivamente Fmm Machinery, macchine per il legno, che aveva 18 dipendenti. Altre crisi invece nella zona del Bassanese sono quelle relative a due settori in forte difficoltà: l’elettrodomestico e l’auto. Nel primo caso riduzione del personale di Meneghetti a Rosà, 40 esuberi. Nel secondo caso cessata attività di Faib a Bassano del Grappa, 32 licenziamenti. Infine, un’altra vertenza sindacale che appare oggi lontana dalla soluzione, legata sia alla crisi dell’elettrodomestico e della mobilità elettrica sia a questioni inerenti alle condizioni di rinnovo del contratto di lavoro, è quella di Askoll a Dueville.