Con il primo trimestre 2024, l’industria vicentina chiude 12 mesi consecutivi di calo della produzione: “Stiamo parlando di una situazione ormai strutturale, non si può parlare di fine del rimbalzo post pandemia. Il contesto internazionale sta incidendo in maniera pesante sul nostro tessuto manifatturiero e non si tratta di una questione congiunturale. L’azione di deliberato attacco all’industria Made in Italy sta mirando alle fondamenta”. La presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia introduce così i primi dati della 163^ indagine congiunturale degli Industriali berici che si riferisce al I trimestre 2024 e che vede la produzione industriale segnare un -5,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. Si tratta del quarto trimestre consecutivo con il segno meno (-3,79% nel II trimestre 2023, -5,4% nel III, -2,5% nel IV).
“Noi non solo ce lo aspettavamo – prosegue –, ma avevamo messo in guardia per tempo la politica. A ottobre dell’anno scorso, in occasione della nostra assemblea a cui hanno partecipato anche il Commissario europeo Gentiloni e il Ministro Urso, avevo detto come l’aria fosse cambiata drasticamente e bisognasse fare tutto il possibile per scongiurare una grave recessione che noi vedevamo già chiaramente allora. E che oggi è qui, per l’industria. Ed è l’industria a tenere in piedi il paese, è il suo valore aggiunto e il suo export. Dire che il Paese sta in piedi con il turismo che vola non è naif, è sabotaggio. Lo avevamo detto ben 8 mesi fa alla politica, a tutti i livelli, per non trovarci di nuovo a ricorrere a soluzioni di emergenza e invece nessuno ha mosso un dito. Siamo chiusi in una situazione in cui da una parte abbiamo i drammatici conflitti sul campo in Europa e Medio Oriente e dall’altro una nuova edizione della guerra fredda tra USA e Cina per il predominio economico internazionale che vede l’EU schiacciata e, mi addolora dirlo con questa franchezza, immobile e succube, quando non complice”.
Ai dati della produzione, seguono coerentemente i segni meno su tutti i mercati. Il mercato interno è quello più problematico perché fa segnare un -6,5%.
Male, anche se in maniera più contenuta, l’export UE con un -1%, vicino alla parità ma comunque con un -0,3% il mercato extra UE.
La Presidente Dalla Vecchia, portando all’attenzione pubblica la voce trasversale delle aziende, ha più volte avanzato perplessità quando non forti critiche in merito all’atteggiamento ideologico che ha caratterizzato la legislatura europea in via di conclusione, soprattutto in riferimento alle regolamentazioni ambientali introdotte in maniera precipitosa e non sostenibile: “Ci sono due esempi su tutti che testimoniano la mancanza di realismo da parte di certi commissari e di buona parte del Parlamento europeo su temi vitali per l’industria, ovvero per l’occupazione e il PIL, d’Europa. La conversione verso il ‘tutto elettrico’ nell’automotive, come primo caso, si è rivelato un cambiamento costoso, che possono permettersi solo i ricchi, oltre che non sostenibile nella sua filiera produttiva, resa ancor più debole dalla dipendenza da materie prime la cui estrazione è particolarmente inquinante e che sono principalmente controllate dalla Cina. Gli ultimi dati danno l’elettrico in Europa solo al 12% e la stessa UE ha fatto più di una marcia indietro. Va cercata un’altra strada con altri tempi per abbattere la produzione di CO2 in maniera sostenibile. Si può fare! È che, fino ad ora, non si è voluto perché si è preferito inseguire bacini di voto teleguidati dalla propaganda.
Altro caso è quello degli imballaggi: perché non si vuole il riciclo spinto di cui è campione mondiale proprio l’Italia? Perché si vuole il riuso anche in ambiti oggettivamente impossibili?
Questi sono i due esempi più palesi, ma di casi ce ne sono a dozzine in cui l’Europa si auto-danneggia per un pungo di voti e per l’impreparazione di molte persone che siedono su poltrone troppo importanti”.
Inoltre, si lamenta anche una distorta applicazione delle sanzioni, che spesso includono beni che non hanno nulla a che fare con il cosiddetto dual-use, ovvero quei prodotti che come primo sbocco hanno un mercato civile, ma che potrebbero essere anche utilizzati anche come componenti di prodotti bellici: “In determinati contesti, come quelli difficilissimi di questi ultimi anni, sono comprensibili sanzioni che blocchino l’export su componenti direttamente o indirettamente legati agli armamenti – afferma Dalla Vecchia –; ma è incredibile come siano bloccate, senza alcun motivo tecnico e tecnologico, l’esportazione di prodotti non dual-use, magari pure quelli che servono per beni e servizi di prima necessità alla popolazione civile o agli ospedali”.
Si tratta quindi di una somma di fattori che hanno portato a voltare segno, per la prima volta dopo il rimbalzo post-Covid, anche alla voce occupazione che segna un -0,5% (mentre per tutto il 2023 era stato positivo).
“Abbiamo bisogno di un’Europa che legiferi tenendo conto della necessità di difendere il lavoro e quindi difendere l’industria. Non vediamo una presa di posizione precisa; mentre i nostri concorrenti internazionali avanzano, noi rimaniamo indietro – ha continuato la Presidente –. Il PNRR, per esempio, anziché essere utilizzato per promuovere l’innovazione, la ricerca e sviluppo e quindi la produttività a tutti i livelli, anche della PA per esempio, è stato utilizzato per finanziare piste ciclabili o altri progetti che erano rimasti sepolti per anni nei cassetti dei ministeri”.
In questo senso, la Presidente sottolinea l’importanza delle prossime Europee: “In tutto questo, a due settimane del voto, di questi temi e comunque dei temi europei non si parla minimamente. I partiti hanno trattato questa tornata elettorale come le precedenti, ovvero come strapuntino per qualcuno e soprattutto come campo per misurare gli equilibri interni. È un atteggiamento tossico e autodistruttivo per il Paese perché l’Europa incide direttamente sulla nostra vita, molto più di quanto faccia il Governo nazionale. È infatti significativo come Emanuele Orsini e la nuova Presidenza di Confindustria, a cui non posso che fare i miei migliori auguri, abbia messo l’Europa come punto cardine. Come associazione, dobbiamo assolutamente vedere l’UE come interlocutore fondamentale. Soprattutto perché l’Italia è l’Europa escono massacrate dalla gestione di questa Commissione. Cinque anni fa eravamo in ripresa, dopo 10 anni post crisi, ed eravamo leader mondiali da un punto di vista tecnologico e di civiltà. Ora siamo in recessione industriale, pieni di debiti contratti per sostenere un PNRR sprecato e in ritardo e impossibilitati a esportare causa dazi applicati in modo irrazionale. È ora che qualcuno lo dica!”