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Caso Prosek, il ministro assicura: ‘Proteggeremo il nostro Made in Italy’,

Riusciremo a tutelare il nostro Made in Italy, “ne sono sicuro”. Così il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli ad Agorà su Rai3, rispondendo a una domanda sul dossier Prosek, secondo cui la Croazia ha chiesto all’Europa di usare la denominazione per quattro vini dalmati, entro il 21 novembre.

Il dossier con l’opposizione al riconoscimento della menzione geografica tradizionale europea per il Prosek croato, verrà trasmessa all’attenzione della Commissione europea oggi.

Poi, ha detto “faremo una conferenza stampa con il Sottosegretario Centinaio spiegando la posizione italiana e le motivazioni tecniche per cui siamo certi che non debba essere autorizzata la menzione storica di Prosek. Non tanto perché è una produzione molto limitata a qualche migliaio di bottiglie – ha spiegato – Il tema è che si rischia di istituzionalizzare l’Italian sounding mettendo a rischio tutta la produzione delle Dop. Non vorrei che diventi un cavallo di Troia con cui si apre poi uno scenario pericoloso per la tutela di tutte le altre grandi denominazioni”.

“Non produciamo mai solo bevande vino o cibo, noi produciamo cultura, tradizione, distintività, eccellenza. Questa è la forza del nostro paese”, ha detto. “Ovviamente questa cosa fa gola agli altri e si cerca di combattere la capacità italiana di produrre questi beni che la nostra natura ci regala e la capacità dei nostri produttori rafforza”, ha concluso.

Scatta il sabotaggio del Prosek

Parte la ‘resistenza’ al Prosek i bar e i ristoranti italiani sono pronti a schierarsi in difesa del Made in Italy e dei prodotti di qualità “contro quello che vuole essere a tutti gli effetti un tentativo di sdoganare l’italian sounding anche in Europa”. La Fipe-Confcommercio, Federazione italiana dei pubblici esercizi, si dice infatti “pronta a sostenere il governo e le associazioni di categoria, nella battaglia contro il riconoscimento del Prosek croato da parte dell’Unione europea, che metterebbe in difficoltà il variegato mondo imprenditoriale e agricolo che ruota attorno al Prosecco Doc italiano”.

Il Prosecco “è un’eccellenza del nostro Paese e qualifica lo stile di vita italiano al pari del caffè espresso e degli spaghetti- sottolinea Giancarlo Deidda, presidente di Fuoricas@, Fipe-Confcommercio- uno stile di vita che si sublima nei 350.000 locali italiani, dove la sapienza di migliaia di lavoratori, bartender e sommelier, consente di somministrare il prosecco alla giusta temperatura e nelle giuste modalità. Noi siamo il terminale ultimo di una filiera agroalimentare che produce, distribuisce e infine somministra uno spumante di qualità eccellente e come tali siamo pronti a fare la nostra parte in questa battaglia”. Delle oltre 378 milioni di bottiglie prodotte nel 2019, 108 milioni sono state destinate al mercato italiano e di queste il 32% è stato servito nei pubblici esercizi.

L’ira del Governatore Zaia

“L’Europa sta facendo nei nostri confronti una cosa vergognosa. Questo Prosek non dovrebbe essere nemmeno oggetto di valutazione. Dobbiamo essere uniti e fare squadra con ogni mezzo legittimo per bloccarlo”. Così il presidente della Regione Veneto Luca Zaia torna ad intervenire oggi in merito alla vicenda del vino croato e del riconoscimento chiesto all’Unione europea.

“È un fatto di rispetto, un grave precedente che l’Europa crea nei nostri confronti ma anche un precedente giuridico che non può essere trascurato. Non dobbiamo assolutamente accettare una decisione in questo senso e stiamo anche coordinando uno staff di legali”, avverte Zaia.

Due i principi che verrebbero meno con il riconoscimento del Prosek: “il primo è che abbiamo la riserva del nome prosecco dal 2009, concordata con l’Europa, che dà a noi l’esclusiva del nome, che siamo i territori dove lo si produce; il secondo, non meno significativo, è che dal 2019 addirittura un sito patrimonio dell’umanità Unesco porta il nome di Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene“, sottolinea il presidente del Veneto, anticipando che sarà presentata “ulteriore documentazione” a dimostrazione del fatto che, anche se il Prosek non c’entra niente con il Prosecco, il suo riconoscimento “rappresenterebbe un grave elemento di confusione sui mercati”.