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Breganze. Faresin Industries celebra i 50 anni puntando sulla rivoluzione elettrica e digitale

di Federico Piazza

 Faresin Industries ha festeggiato il suo 50° anniversario (1973-2023) con una convention aziendale nella sede di Breganze che ha ospitato clienti, rivenditori e partner italiani e internazionali. Le celebrazioni proseguiranno sabato 30 settembre con un evento per i dipendenti.
I vertici aziendali della famiglia proprietaria hanno ripercorso sul palco la storia dell’azienda, nata e sviluppatasi nel corso dei decenni con il coraggio, il lavoro e l’entusiasmo dei due soci fondatori, i fratelli Sante e Guido Faresin (
«Siamo partiti negli anni ‘70 quando lavoravamo in tuta saldando dalla mattina alla sera con la volontà di costruire qualcosa, e poi non abbiamo avuto paura di affrontare i mercati per acquisire e coltivare le relazioni con i clienti viaggiando in almeno il 60% del mondo, ogni tanto litigavamo e ci dicevamo in trasparenza quello che dovevamo dirci ma poi niente rancore e sempre uniti sullo stesso obiettivo»).
Così Faresin Industries è diventato
oggi è un marchio molto conosciuto nel mondo e sinonimo dell’innovazione più avanzata nel campo dei carri miscelatori e dei sollevatori telescopici per uso agricolo e industriale. Nel 2022 ha raggiunto un fatturato di 66 milioni di euro (+ 14% sul 2021 e volumi di produzione anch’essi in crescita) di cui quasi il 90% realizzato nei mercati internazionali, con un utile netto aumentato del 9,5%. I dipendenti oggi sono circa 500 tra sedi italiane ed estere, di cui 220 negli stabilimenti di Breganze (trent’anni fa, nel 1994, erano meno di 50). E l’obiettivo è arrivare nel 2023 a 250 dipendenti nell’Alto Vicentino, continuando a perseguire il piano di aprire a Sarcedo un nuovo polo tecnologico progettato secondo criteri di ecosostenibilità.
Durante la convention è stata illustrata a clienti e partner la strategia dell’azienda per il prossimo futuro in un mercato globale in continuo cambiamento, con il ruolo centrale della seconda generazione della famiglia, le sorelle Silvia e Giulia Faresin.
Molto rilevante è l’investimento sull’elettrico nell’ottica della transizione energetica e della spinta all’elettrificazione del settore agricolo. La produzione di macchine elettriche è stata avviata 12 anni fa, ha ricordato il presidente Sante, in anticipo sui tempi.
Nel 2018 Faresin Industries ha realizzato il primo sollevatore telescopico elettrico al mondo, e la gamma di questo tipo di macchine si sta ampliando trainata dalla crescente domanda nel mercato. Quello dei sollevatori telescopici è un ambito in cui Faresin Industries ha fatto importanti progressi a livello globale, con lo sviluppo di prodotti adeguati alle diverse esigenze dei clienti e puntando sempre di più sulla formula del noleggio.
Globalmente, il mercato mondiale di questo tipo di attrezzature è dominato dall’Europa (metà della domanda mondiale, Francia e Regno Unito in testa, poi Germania e Italia), dove in 30 anni la domanda di sollevatori telescopici è cresciuta del 60% da 5mila macchine l’anno nel 1993 a 35mila nel 2022. Con un grande potenziale per l’elettrico. Altro grande mercato sono gli Stati Uniti (33% della domanda globale).
Un’altra area di investimento tecnologico per Faresin Industries è quella dell’intelligenza artificiale per l’efficienza dei processi e della gestione economica delle aziende agricole e degli allevamenti, per l’analisi di grandi moli di dati relativi al controllo degli animali, del latte prodotto e delle colture.
«Ma oggi innovazione non significa solo tecnologie e digitalizzazione – ha dichiarato la vice presidente Silvia Faresin – ma anche un nuovo modo di agire e di creare relazioni nel mercato, che è a volte imprevedibile nell’era di grandi cambiamenti che stiamo vivendo in un mondo profondamente cambiato. Il mercato necessita quindi di monitoraggio continuo, e in questo scenario è sempre più strategico per noi il ruolo dei concessionari, la cinghia di trasmissione tra l’azienda e il cliente finale». Sul tema delle trasformazioni globali del settore agricolo è intervenuto Gabriele Chiodini, ricercatore dell’Università di Perugia, che ha spiegato la rilevanza di variabili sempre più complesse e l’esigenza di strategie mirate alla cosiddetta “intensificazione sostenibile” della produzione. Cioè vari tipi di soluzioni in grado di aumentare produttività ed efficienza, come l’agricoltura di precisione con connettività dati e automazione, l’elettrificazione dei mezzi agricoli con energia autoprodotta da fonti rinnovabili, i processi di economia circolare, lo stoccaggio della Co2 nel suolo.
Tra i principali fattori che condizionano l’agricoltura, ha spiegato il ricercatore, ci sono i costi energetici e la forte volatilità dei prezzi delle materie prime, anche queste con una tendenza generale in aumento a causa della crescente domanda mondale di cibo che comporta una forte pressione sulla capacità produttiva dell’agricoltura e sugli stock di derrate alimentari (per esempio, le granaglie). Ci sono poi i notevoli cambiamenti nelle preferenze dei consumatori: la sostenibilità dei prodotti è considerata molto importante dal 55% dei consumatori, con un trend in forte crescita. C’è l’impatto delle politiche pubbliche sull’agricoltura, a partire dalla strategia Farm To Fork del Green Deal europeo, che prevede tra i vari obiettivi entro il 2030 la riduzione del 50% dell’utilizzo di pesticidi chimici e del 20% di fertilizzanti. E c’è il problema in fase di aggravamento delle produzioni agricole condizionate dal clima, che comportano rilevanti oscillazioni per esempio delle rese medie dei produttori cerealicoli.