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Autonomia. Dalla Vecchia: ” Responsabilità sulla vita delle persone con la gestione delle materie. L’Italia è in Europa”

“Quanto approvato di ieri in Consiglio dei ministri offre, cinque anni dopo, una qualche risposta a milioni di italiani che, o tramite referendum, come in Veneto e Lombardia, o tramite la voce dei propri rappresentanti, come in Emilia-Romagna, hanno espresso la volontà di avvicinare le decisioni politiche e istituzionali ai territori in cui esse hanno effetto. Tutto questo secondo quanto già previsto dalla nostra Costituzione. Da oltre 20 anni. Fermo restando, che il 20% delle Regioni italiane ha già una autonomia molto spinta, sia a Nord che a Sud. Ma proprio alcuni di questi esempi ci dimostrano che la parola “autonomia” non basta”. Sono le parole del presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia, che, come nel suo stile sobrio e realistico, invita a riflettere sull’approvazione del ddl sull’autonomia differenziata da parte del Consiglio dei Ministri. 

“Ora, quindi, inizia un processo in cui si entra nel cuore dell’autonomia differenziata. Ed è qui che si potrà davvero esprimere un’opinione compiuta sul raggiungimento del risultato (se mai ci sarà, perché la palude parlamentare è sempre dietro l’angolo) e sulla qualità della devoluzione. E anche sull’effetto che potremmo aspettarci, in tutto il Paese, sia per chi richiederà le competenze, sia per chi non lo farà. – prosegue Laura Dalla Vecchia – . Conterà molto la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Livelli che, senza ipocrisia, purtroppo possono considerarsi già oggi disomogenei. Il Paese è già spaccato: dallo status quo. Ce lo dimostrano i Lea, i livelli essenziali di assistenza in sanità (ovvero, la cosa più vicina ai Lep) e il dato della migrazione sanitaria tra Regioni. Definire bene i Lep e, soprattutto, rendere efficaci ed efficienti la loro gestione, sostenibilità e le rispettive responsabilità rappresentano la vera sfida che le istituzioni dovranno affrontare. E può davvero essere un cambiamento positivo rispetto allo status quo che, ripeto, ha portato ad avere un’Italia spaccatissima, nonostante le importanti risorse già oggi a disposizione (dobbiamo ricordare quanti fondi europei destinati allo sviluppo non siamo in grado di spendere in Italia?).

“Le materie da gestire richiedono grande responsabilità”

“Credo che questo cambiamento possa avere potenzialità importanti anche in termini di coesione all’intero dei confini regionali, ovvero nel rafforzare la collaborazione tra province e distretti che non sempre si può dare per scontata. Se poi il processo arriverà al termine, le Regioni avranno la possibilità di prendersi delle grandissime responsabilità in merio alla vita delle persone. Questo è l’altro il punto cruciale. Più importante della mera quantità delle risorse economiche in gioco. Richiedere 1 o 23 delle famose “materie”, significa prendersi la responsabilità di saperle gestire, di poter fare grandi cose. Ma anche prendersi la responsabilità di non esserne in grado e di fallire. Sulla pelle dei cittadini.- conclude la presidente di Confindustria –  Su questo aspetto e su come affrontarlo, il dibattito pubblico manca. Si concentra su soldi e potere. Che saranno anche temi importanti e avvincenti, ma che non centrano né il punto decisivo di questo processo né l’obiettivo finale: come fare a dare servizi migliori ai cittadini. Quindi, comprendo l’entusiasmo di chi ha lavorato tanto a questo passaggio che speriamo, in un futuro non troppo lontano, di ricordare come una chiave di volta che sblocchi almeno qualcuno dei colli di bottiglia del nostro Paese. Primi tra tutti: la burocrazia che toglie ossigeno ad aziende e cittadini, oltre alla distanza della politica nazionale dai problemi concreti e reali dei territori. Dall’altra parte, trovo indispensabile che in questo processo non si dimentichi mai che l’Italia è in Europa. E il Veneto, con le sue aziende, è una Regione legata a doppio filo ad un continente in cui si condivide una lingua franca, si sviluppa la tecnologia del futuro tramite catene di fornitura fortemente interconnesse, si produce cultura e bellezza per tutto il mondo. C’è un equilibro da cercare e credo sicuramente che ci siano tutte le possibilità per poterlo trovare”.