Almeno 556 viaggi per portare all’estero denaro “sporco” da riciclare, ripulirlo, e restituirlo (dietro una commissione dell’1,5%) ai “clienti” italiani che l’avevano loro affidato. Il tutto tramite uno sportello bancario abusivo della cosiddetta “China underground bank”. E’ quanto svelato da un inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Vicenza, coordinata dalla Procura locale, che ha messo in scacco un presunto sodalizio che svolgeva attività di riciclaggio internazionale con base tra le province di Vicenza, Venezia, Padova, Verona e Brescia. Le somme ad oggi quantificate che sarebbero state messe “in lavatrice” ammontano a circa 110 milioni e si tratterebbe di presunti proventi di frodi fiscali, realizzate da società attive nel commercio di materiali ferrosi. Sono in tutto 18 le persone indagate. Per 13 di loro il Gip del tribunale di Vicenza ha disposto delle ordinanze di custodia cautelare (otto in carcere e cinque ai domiciliari) eseguite stamattina dai finanzieri. Le Fiamme Gialle hanno dato inoltre esecuzione ad un decreto di sequestro di beni per 1,5 milioni. I dettagli dell’operazione saranno svelati nella giornata di oggi in una conferenza stampa convocata nel Comando provinciale della Gdf vicentina.