Quell’abitazione non era mai stata passata al setaccio come si farebbe oggi dinanzi ad un presunto delitto. Per questo motivo i carabinieri del Raggruppamento d’investigazioni scientifiche sono entrati nell’abitazione un tempo appartenuta a Valerio Sperotto, al centro dell’inchiesta sulle mogli scomparse.
Il giallo è arrivato alla svolta dopo il ritrovamento dell’unghia che apparterrebbe alla romena Virginia Mihai, che nell’aprile del 1999 sparì. Si tratta della seconda moglie dell’allevatore di maiali di Velo, che, secondo i sospetti dei carabinieri, potrebbe essere stata uccisa e poi gettata nella porcilaia, in pasto ai maiali. La Procura di Vicenza sospetta che la stessa fine potrebbe aver fatto anche la prima moglie Elena Zecchinato, inghiottita dal nulla nel 1988 e persino una terza donna, fidanzata dell’allevatore scomparso all’età di 64 anni. In questi anni si è parlato anche dell’ipotesi che Sperotto non avesse fatto tutto da solo, ma che con lui avesse agito un complice che lo avrebbe aiutato ad occultare i cadaveri. Insomma, una storia che sembra quasi surreale o tratta da un film dell’horror, con il paese scettico che si possa arrivare ad una verità. Ma è quella che vuole a tutti i costi la Procura, che ha riaperto il caso sul ‘Barbablù di Velo’, nel 2017 , quando e il costruttore Bortolo Miotti, che aveva acquistato i terreni un tempo appartenuti a Sperotto, raccontò di aver visto durante uno scavo uno scheletro, un teschio e delle ossa lunghe nel terreno . Nonostante le ricerche di quelle ossa descritte ai carabinieri, non è stata trovata mai alcuna traccia.
di redazione AltovicentinOnline