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Thiene. ‘Mia zia a 93 anni vive all’Opera Immacolata: retta da 2000 euro, ma trascurata’

‘Per 10 giorni non l’ha visitata lo specialista di cui avrebbe avuto bisogno dopo l’emorragia e se non fosse stato per me che l’ho portata dall’oculista, probabilmente non l’avrebbe fatto nessuno. All’Opera Immacolata, nonostante la dedizione, la professionalità e la passione del personale sanitario, le cose non vanno più bene e gli anziani sono trascurati’.

La denuncia fotocopia di molte altre ricevute alla redazione di AltovicentinOnline arriva da Franca Balasso, che con la sorella Maria Teresa ha deciso di metterci nome, cognome e faccia per raccontare la sua preoccupazione nei confronti della zia 93enne, che è ospite della casa di riposo un tempo rinomata per il tipo di cure agli anziani, ma che sta subendo quanto accade nelle altre strutture per anziani del Veneto. Carenza di personale soprattutto, ma anche contatti sempre meno frequenti con l’esterno, che fanno sentire emarginati questi pensionati, che pagano rette da capogiro, per sostenere le quali devono vendere tutto e farsi aiutare dai parenti. Perchè nessuno può farcela con la pensione ed il pensiero corre inevitabilmente a chi non può contare su figli nè su nipoti.

‘E’ l’unica zia che mi è rimasta, ha fatto tanto per i nipoti quando era giovane, ci ha aiutato facendo sacrifici immensi – racconta Franca Balasso – ora, tocca a noi prenderci cura di lei, ma alle Opere Immacolate di Thiene i servizi sono sempre più carenti. L’altro giorno, mia zia ha avuto un’emorragia all’occhio, ha detto di vedere tutto rosso, poi nero, ma ci sono voluti giorni prima che si risolvesse il problema e si facesse una diagnosi da parte di uno specialista, dal quale l’ho dovuta portare io in privato. Prima ho provato a sollecitare il personale in tutti i modi, spesso sono anche indisponibili per un semplice e rapido colloquio telefonico. Alla fine, sono andata a prenderla e adesso è a Verona e non vede più da quell’occhio. La speranza è che possa riacquistare la vista perchè credo che se si fosse intervenuti prima, la situazione non sarebbe precipitata’.

Franca Balasso quando parla della zia è come trafitta da una lama al cuore che la fa soffrire. ‘Non riusciamo a vederla, non riusciamo a portarla fuori nemmeno per una passeggiata. Posso capire nei mesi scorsi a causa del Covid, ma adesso questi anziani hanno bisogno di recuperate quella vita che è stata negata loro per due anni. Sono stati loro i più colpiti della società durante la pandemia, è a loro adesso, che si dovrebbe dare precedenza. Io non ce l’ho con il personale, anzi, ci tengo a precisare che si tratta di professionisti di spiccata umanità e grande competenza. Ma come possono occuparsi di mia zia se hanno mansioni di ogni tipo da gestire? Se devono pulire, come possono fare una carezza ad un anziano, che dopo aver dato la vita avrebbe bisogno di qualche attenzione, nel momento più fragile della sua esistenza?’.

Franca Balasso respira profondamente più volte durante il suo racconto, dove c’è tutto l’amore di una nipote grata alla zia che ora si sente di aiutare e tutta la frustrazione di una cittadina, che a fronte di mille sacrifici per poter pagare una retta così costosa che va dai 1900 ai 2000 euro mensili, non si sente nemmeno sicuro dell’accoglienza di quella casa, che costa quanto un hotel a 3 stelle.

‘ Sappiamo che c’è carenza di personale, sappiamo che si cercano disperatamente infermieri e operatori, ma non ne possono fare le spese coloro che devono colmare i vuoti mancanti facendosi in quattro, ma soprattutto, non possono pagare gli anziani, che dopo una vita di sacrifici e tasse, avrebbero il diritto di concludere la loro esistenza nel modo più dignitoso possibile’.

Natalia Bandiera