“Quer pasticciaccio brutto” del superbonus continua a mietere vittime.
Nel contenzioso tra un vicentino che doveva effettuare dei lavori su un immobile di sua proprietà usufruendo del superbonus 110% e l’impresa che doveva effettuare i lavori, ma che si è rifiutata ritenendoli poco convenienti a causa delle continue modifiche normative, è stata chiamata in causa niente po’ po’ di meno che “la Presidenza del Consiglio”, la quale però, dal canto suo, ha fatto sapere subito che, per quanto le riguarda, si tratta solo di una semplice lite tra privati.
In pratica è successo che il proprietario vicentino, dopo aver firmato un contratto per la ristrutturazione della sua casa, si è visto rifiutare le prestazioni da parte dell’impresa appaltatrice, sulla base di una minore convenienza nell’adempiere rispetto al momento in cui il contratto medesimo era stato firmato, a causa delle innumerevoli variazioni alla legge apportate anche retroattivamente dal Governo, che avevano fatto diventare quel contratto assolutamente poco appetibile.
Durante l’appalto, infatti, si è succeduta una produzione bulimica di leggi, prassi e dottrina sull’argomento, che ha compromesso la circolazione dei crediti d’imposta, e l’impresa che ha cercato di rinegoziare l’appalto non può vedersi addossata tutta la responsabilità per non aver continuato i lavori.
Così, l’impresa ha legittimamente richiesto al privato committente di ricontrattare il prezzo, ma non avendo accettato il privato la rinegoziazione, l’impresa appaltatrice, attraverso l’associazione CANDE, Class Action Nazionale dell’Edilizia, ha pensato bene di chiedere il risarcimento a chi ha stravolto le norme, ovvero la Presidenza del Consiglio.
Tuttavia, in Tribunale a Vicenza la Presidenza del Consiglio, citata, come detto, come 3^ nella causa fra l’impresa e il committente, si è presentata con una eccezione preliminare di appena 7 pagine, rispetto alle 47 della citazione del legale della ditta, avvocato Daniele Marra del Foro di Roma.
L’Avvocatura dello Stato sostiene, in sintesi, che la faccenda Superbonus e le sue complicanze sono un “affare fra privati” e il Governo non c’entra niente e ha pure chiesto lo spostamento del processo da Vicenza a Venezia.
Immediata è stata però la reazione dell’associazione CANDE, ente che tutela i diritti delle imprese nell’edilizia. “Siamo di fronte a un fatto sconcertante che lede gravemente i diritti e l’operatività delle imprese, con danni incalcolabili anche in materia di lavoro e occupazione” ha dichiarato Roberto Cervellini, presidente della Associazione CANDE – “In una battuta possiamo dire che il Governo fa litigare privati e imprese e poi temporeggia, con conseguenze incalcolabili – ha proseguito – perché sono decine di migliaia le imprese in Italia che in questi anni hanno avviato i cantieri con un accordo normato, lo hanno proseguito nonostante i 37 cambiamenti legislativi in 3 anni in materia di Superbonus, mirati a demolire la misura originaria, ed ora si ritrovano nella tenaglia di azioni di contenzioso con i committenti: se questo sta accadendo la responsabilità è invece proprio ed esclusivamente del Governo!”.
Ancora più caustico l’avvocato Marra, che ha dichiarato: “Andando la Presidenza a dichiarare da anni di voler contrastare il super bonus, affermando più volte ai media che trattasi di una misura scellerata, così agendo ha inciso coscientemente diritti economici maturati da committenti e ditte. Una retroattività dannosa per entrambe le categorie che possono lamentare la lesione della certezza del diritto, ovvero del legittimo affidamento alla stabilità della norma. Aspetto che può anche oggi essere giudicato alla Corte dei Diritti dell’Uomo per ottenere un indennizzo. Confido nel giudice ed auspico una trattazione riservata senza il clamore in tribunale.”.
Ad oggi, ha aggiunto l’avvocato, sono decine di migliaia le imprese che hanno operato col Superbonus e attendono un riscontro dalla Magistratura sull’operato dannoso da parte del governo e che lo stesso invece, non ha mai dato.
F.C.