Una lettera di poche righe, ma che racchiude tutto il dolore, lo stress psicologico, l’ansia di quelle ore concitate in cui la vita di Alex Frusti è stata appesa ad un filo. Ma anche di riconoscenza infinita per quel collega, con una divisa diversa, ma accomunato dal senso dello Stato, che gli ha salvato la vita mentre lui era sotto i colpi di chi invece, la vita ce l’ha rimessa. Vuole che non venga archiviata l’inchiesta sulla morte di Soufane Boubagane la sorella del 28enne marocchino che sull’asfalto è caduto per chiudere gli occhi per sempre. Era in stato confusionale e urlava frasi sconnesse questo giovane che sembrava avesse perso la ragione quella mattina mentre percorreva la strada che porta a Fara Vicentino, all’altezza della zona industriale. Contro di lui il brigadiere Stefano Marzari ha dovuto fare fuoco per salvarla all’agente Alex Frusti. Per questo è stato indagato per legittima difesa.
Per la Procura di Vicenza l’inchiesta va archiviata mentre la sorella vuole che si faccia piena luce su quella tragica mattina del 24 aprile 2023, in cui perse la vita il fratello. Come si ricorderà,
il giovane è rimasto ucciso dopo essere stato colpito da più proiettili sparati da Marzari, a dopo che il marocchino aveva sfilato la pistola d’ordinanza ad un collega durante una collutazione avvenuta sulla strada che congiunge i paesi di Breganze e Fara Vicentino , dove una pattuglia della Radiomobile della compagnia dei carabinieri di Thiene era intervenuta in seguito a varie segnalazioni che indicavano una persona in evidente stato di alterazione psicofisica. Uno dei due carabinieri si è imbattuto nel 28enne e qualcosa è andata non per il verso giusto perchè il taser non ha funzionato e la pistola dell’Arma dei Carabinieri è finita tra le mani del giovane marocchino.
I militari hanno cercato di bloccare l’uomo anche con l’utilizzo del teaser senza riuscire a fermarlo. Poi, attimi concitati che non si sono mai ben capiti se non attraverso le ricostruzioni di chi le ha fornite, ma che non sono quelle sentenziate da un giudice. Il marocchino è riuscito a sottrarre l’arma al carabiniere, non si è mai capito come, ed ha iniziato a sparare. Era una scheggia impazzita, chi ha assistito alla scena ha riferito che nominava Allah e non era in grado di intendere nè di volere.
La lettera
Tra i vari colpi, uno ha raggiunto Frusti ad un centimetro dall’aorta e dalla colonna vertebrale ed i medici dell’ospedale di Santorso lo hanno dovuto operare subito. Nel frattempo, l’agente, non solo ha reagito alle cure, ma si è sposato e gli è stato dato il premio Thiene per il coraggio dimostrato in quella tragica mattina, che ha segnato tutte le parti coinvolte. Esseri umani che sono rimasti tutti anche indirettamente toccati e segnati per sempre da quanto accaduto a Fara, iniziando dal 28enne che ha perso la vita e che non era in sè. Ora la sorella, attraverso l’avvocato Paolo Spagnolo, vuole che si vada in fondo, vuole chiarezza su quella mattina che presenta ancora dei lati oscuri. Questo lo comprendono mamma Sonia e Gian Domenico Frusti, ma hanno sentito il bisogno di esprimere riconoscenza a quel carabiniere che ha sottratto da morte certa Alex, che oggi è vivo grazie a lui. Marzari ha dimostrato prontezza di riflessi quando ha visto quel giovane avvicinarsi sparando all’agente Frusti.
Silenzio e tentativi di imbavagliare la stampa, invece, da qualche altro attore della vicenda, che avrebbe voluto che i giornalisti non ne parlassero di quanto accaduto. Come se nessuno fosse morto, come se nulla fosse accaduto.
N.B.