Venerdì 18 febbraio gli studenti di tutta Italia hanno scioperato per rivendicare una scuola migliore, la tutela dei loro diritti e l’ascolto delle loro necessità. Dopo due anni di pandemia, la salute degli studenti è crollata: denunciano un sistema di supporto psicologico insufficiente se non totalmente assente, dei programmi vecchi e da rinnovare seguendo i bisogni degli studenti di approfondire tematiche d’attualità e dando spazio al dialogo e al confronto, esprimono il loro dissenso verso un sistema scolastico che introduce al mondo del lavoro e che costruisce dipendenti efficienti, non cittadini critici e consapevoli. Un altro dei punti contraddittori del sistema da loro denunciato è l’investimento su dispositivi digitali -a favore della transizione digitale-, anziché nel miglioramento delle strutture decadenti che non assicurano la sicurezza di chi vi è all’interno. “È inutile l’utilizzo della tecnologia nelle lezioni, se la spiegazione continua ad essere frontale, senza dialogo, in stanze troppo piccole e poco sicure” sono le loro parole.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso dopo anni di decadenza della scuola, è stata la morte del 18enne Lorenzo Parelli, deceduto in stage, schiacciato da una putrella: “non è possibile arrivare alla morte di uno studente per capire che c’è qualcosa che non va. La scuola va riformata, gli studenti devono essere trattati come tali e non come futuri dipendenti, vanno ascoltati i loro bisogni e lo scopo della scuola deve tornare ad essere la crescita personale e non lo sviluppo meramente tecnico in vista di una vita professionale”.
Anche a Schio una cinquantina di studenti si sono astenuti dalle lezioni per rivendicare una riforma vera nel sistema scolastico. Lo raccontano i giovani del comitato studentesco dell’Altovicentino.
Studenti e studentesse sono scesi in piazza ed hanno attraversato la città di Schio, portando uno striscione con su scritto “la vostra scuola ci uccide, una scuola esemplare ti insegna a pensare”. Questa la frase significativa scelta dagli studenti e dalle studentesse, che dopo il corteo si sono trovati in piazza Falcone e Borsellino per discutere sui temi che stanno accendendo le mobilitazioni studentesche: da un’alternanza scuola lavoro che sforna pedine pronte ad un mondo del lavoro senza diritti, ad un’educazione ambientale assente o fatta da Eni (una delle colpevoli di inquinamento del ventunesimo secolo), hanno concordato sul bisogno di un’educazione sessuale più inclusiva, sulla necessità di un trasporto pubblico più efficiente e sulla situazione di disagio a livello di sanità mentale all’interno delle scuole.
Data questa discussione gli studenti e le studentesse rilanciano un’assemblea pubblica in data 23 febbraio, per poter organizzare le prossime mobilitazioni e per far sentire le loro voci, soprattutto all’interno delle scuole, motivo per cui gli studenti e le studentesse inizieranno a riunirsi anche negli istituti per parlare delle problematiche interne ad essi e per poter cambiare un sistema scolastico obsoleto.
Comunicato stampa del Comitato studentesco