Leggere un post come quello apparso sabato 21 dicembre, nel gruppo Facebook “Sei di Schio se…” non può lasciare indifferenti, specialmente nel periodo natalizio. “Una famiglia di Schio con 4 bambini cerca una stufa a pellet. Sono al freddo. Grazie.” Questo semplice ma drammatico messaggio aveva messo a nudo una realtà che, nel 2024, appare inaccettabile in una comunità come quella scledense. Eppure, nel giro di poche ore, la solidarietà ha compiuto un vero e proprio miracolo di Natale: grazie alla mobilitazione della comunità, la famiglia ha trovato una stufa.

La notizia della risoluzione è arrivata tramite un commento al post iniziale: “Grazie a tutti. Trovata la stufa.” Un risultato che dimostra come la forza della comunità, unita alla volontà di fare la differenza, possa risolvere situazioni anche molto critiche.

Tra i commenti al post si sono alternati gesti di solidarietà e parole di denuncia. C’è chi ha offerto una vecchia stufa, chi ha condiviso l’appello con la speranza che qualcuno potesse intervenire, ma anche chi ha sollevato una domanda cruciale: “Perché non provvede il Comune?”

Una risposta ha riassunto un malcontento diffuso: “Ce ne sono molte di persone al freddo, e anche senza casa. Il Comune non ha mai avuto una politica della casa, o di cohousing o di accoglienza. Anche la Caritas fa quel che può. C’è un emporio a San Vito che il sabato mattina mette a disposizione, gratuitamente, beni per la casa. Mi sfugge il nome, è vicino ai campi sportivi, lungo il torrente.”

Parole che non possono passare inosservate e che pongono una domanda inquietante: come può accadere, in una città come Schio, ricca di servizi e considerata una comunità agevolata, che ancora esistano situazioni di disagio così gravi?

La povertà nel mondo è purtroppo una realtà tristemente nota, ma è sconvolgente pensare che, nel 2024, ci siano ancora famiglie con minori costrette a vivere in condizioni tanto precarie. Il Natale dovrebbe essere un momento di calore e serenità, ma per alcuni si trasforma in una lotta contro il freddo e l’indifferenza.

Il caso di questa famiglia, per fortuna risolto, deve comunque far riflettere. Cosa sta facendo la comunità, dalle istituzioni agli enti di volontariato, per affrontare situazioni come questa? Serve una politica della casa più incisiva, un’attenzione particolare per le famiglie con bambini e una rete di supporto che non lasci nessuno indietro.

L’appello però, non è rivolto solo alle istituzioni. La solidarietà individuale può fare la differenza. Questo caso lo dimostra chiaramente: un gesto, anche piccolo, può riportare calore a una casa e speranza a chi sta vivendo momenti difficili. Nessuno dovrebbe mai affrontare un inverno al freddo, specialmente i bambini, che dovrebbero conoscere solo il calore dell’amore e della sicurezza.

Laura San Brunone

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