Facevano lavorare badanti, infermieri, paramedici, autotrasportatori, braccianti stagionali ed operai edili, inquadrandoli all’interno di società cooperative con sedi inesistenti che, tramite false fatture da società cartiere, evadevano versamenti tributari e previdenziali. Come se non fosse abbastanza, in alcuni casi si facevano restituire parte dello stipendio versato ai lavoratori, e proprio dalla denuncia di una badante attiva nell’alto vicentino, costretta a versare somme di denaro all’atto dell’assunzione e della percezione del primo stipendio, sono partite le indagini. Le Fiamme Gialle della Compagnia di Schio hanno così scoperto la frode fiscale nascosta dietro un’agenzia di Padova, che fungeva da front office per la fornitura di manodopera, gestendo circa 3.000 persone tutte irregolarmente assunte da 17 società cooperative con sede inesistente, tra cui circa 1.400 badanti attive in Veneto. In base a quanto scoperto dai militari le società cooperative hanno ricevuto e utilizzato ai fini Iva fatture per operazioni inesistenti per un totale di 27 milioni, emesse da parte di due società di capitali attive nel settore immobiliare. Società cartiere prive di struttura economica. Il credito Iva così ottenuto è stato quindi utilizzato per la compensazione delle ritenute Irpef sulle retribuzioni dei lavoratori, dei debiti prevideziali e assicurativi. In alcuni casi i crediti fittizi sono stati ceduti a titolo oneroso a soggetti giuridici terzi accomunati da un pesante indebitamento con il Fisco, per un valore complessivo di otto milioni.
Allo stato sono indagate a vario titolo 20 persone fisiche per i reati di dichiarazione fraudolenta, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento Iva e indebita compensazione. Tra queste ci sono tre figure professionali orbitanti attorno ai soggetti giuridici di comodo, ovvero un commercialista con studio ad Ascoli Piceno, il quale ha eseguito la trasmissione telematica di tutte le dichiarazioni Iiva fraudolente o infedeli presentate dalle società cooperative, apponendo su di esse l’obbligatorio visto di conformità nonostante la completa difformità dalle scritture contabili; un ragioniere con studio in Roma e gravato da precedenti di polizia specifici per frode fiscale, il quale ha trasmesso telematicamente indebite compensazioni per svariati milioni di euro; un imprenditore, amministratore de facto di gran parte delle società cooperative. Il decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca tocca 19 società di capitali e cooperative di lavoro, oltre ai 20 indagati, e vale complessivamente 39.255.280 euro. Sono stati sottoposti a misura cautelare reale 36 immobili tra Lucca, Pistoia, Latina, Roma e Ascoli, due imbarcazioni da diporto, tre autoveicoli di pregio, 27 partecipazioni societarie, due orologi di pregio e disponibilità finanziarie.