Operato all’ospedale di Santorso alle vie urinarie, dopo un mese e mezzo muore a causa di un’infezione partita da un testicolo e che avrebbe raggiunto i polmoni. Il dramma nelle parole del figlio di quest’uomo di 76 che viveva nell’Alto Vicentino, mentre l’azienda sanitaria assicura di aver fatto tutto il possibile per curarlo seguendo i protocolli.
Il travaglio vissuto da quest’uomo, la cui identità manteniamo riservata come richiesto dalla famiglia che ha scritto alla nostra redazione, inizia un mese dopo l’intervento chirurgico alle vie urinarie a cui si era sottoposto a inizio ottobre. Un’operazione programmata, con due giorni di ricovero e poi torna a casa. Un mese dopo, stando a quanto ci racconta il figlio del 76enne, il primo campanello d’allarme che qualcosa non va: c’è del sangue nella pipì del papà. Chiamano il medico di famiglia e la sera stessa l’uomo si presenta al pronto soccorso dell’ospedale di Santorso dove i medici lo visitano e lo sottopongono a degli esami: “si erano formati dei grumi di sangue all’uscita delle vie urinarie- racconta il figlio-Gli hanno messo un catetere provvisorio e ci hanno detto di tornare la mattina successiva al polo endoscopico per la visita urologica. Tra l’altro mio papà ha dovuto sistemare la sacca esterna del catetere del pronto soccorso perché arrivati a casa ci siamo accorti che perdeva: forse era difficile metterlo bene per la presenza dei grumi di sangue”. Il giorno dopo il 76enne torna all’ospedale di Santorso: “era un giovedì. Gli sono stati fatti dei lavaggi per 3 ore per rimuovere i grumi ed è stato rimandato a casa con un nuovo catetere senza particolari indicazioni su come comportarsi”. Con sé anche la prescrizione per una cura antibiotica, “che ha preso” specifica il figlio”la profilassi era di 6 giorni”. Al quarto giorno, comunque, tornano all’ospedale come stabilito: “era lunedì successivo. Gli hanno tolto il catetere e verificate le urine: il medico ha detto che gli sembravano belle e lo ha rimandato a casa senza particolari indicazioni su possibili sintomi di infezioni- continua il figlio-Una volta a casa ha cominciato quasi subito a stare poco bene”.
In poco meno di sette giorni gli sale la febbre. E’ debole e trema. Il medico di famiglia che lo visita non perde tempo e chiama il 118: “parlando di probabile setticemia” specifica il figlio. Il 76enne corre nuovamente al pronto soccorso, dove troverebbe lo stesso medico che lo aveva visitato la volta precedente: “ha detto che mio papà aveva un’infezione alle vie urinarie e che si vedeva un ‘veletto’ alle vie aeree ma che per lui era niente e che papà poteva essere dimesso ma, visto che c’erano letti liberi in OBI, lo tenevano lì per rifare qualche accertamento”. Il giorno dopo al 76enne viene fatta una Tac, “papà aveva un testicolo gonfio e si sono accorti che probabilmente l’infezione è partita da lì. Sono tornato la mattina dopo e non l’ho più trovato nella sua stanza: era nell’area codice rosso perché portandolo a fare una Tac e dei raggi ai polmoni aveva avuto un arresto cardiaco. Sono riusciti a rianimarlo e a completare gli esami: hanno visto che i suoi polmoni erano infetti. E’ stato portato in rianimazione e il dottore mi ha detto era ad altissimo rischio”. In quel letto d’ospedale tenteranno più volte di rianimarlo, ma la mattina stessa il 76enne muore e il figlio non si da’ pace: “all’Ulss ho già scritto chiedendo spiegazioni. Mi è stato detto che in quei due giorni hanno rispettato i protocolli previsti e che, dopo l’esito della Tac al testicolo da dove sarebbe partita l’infezione, avevano cominciato ad usare un antibiotico più specifico, programmandone il trasferimento nel reparto di medicina-conclude-Papà era un uomo di 76 anni con i suoi acciacchi, ma pensavo che le operazioni mediche servissero a fare stare meglio la gente. Non so se sia giusto ritenerle cose normali che possono accadere”.
Contattata dalla nostra redazione l’azienda Ulss 7 Pedemontana così risponde: “in merito al caso segnalato, fermo restando che per motivi di privacy non è possibile per l’azienda entrare nei dettagli delle procedure mediche eseguite, l’azienda ha svolto una verifica interna dalla quale emerge come siano stati seguiti tutti i protocolli clinici previsti dalle linee guida. La direzione medica ospedaliera è comunque a disposizione per fornire ai familiari ogni chiarimento”.
P.V.
