“Volevo solo difendermi”, e giù un fiume di lacrime, che la dicono tutta sulle violenze subite dalla giovane nigeriana, che ha confessato il delitto del 32enne Kelly Egbon. L’uomo è stato trovato dissanguato nel suo appartamento in pieno centro storico la notte della Befana. La fidanzata Eboluele Queen, 36 anni, è stata arrestata nella giornata di ieri dopo un lungo interrogatorio, in cui ha raccontato i dettagli dell’omicidio del compagno con cui l’altra notte aveva avuto l’ennesima lite. Questa volta quel copione di vessazioni, degrado e minacce è sfociato nel sangue e la donna nelle prossime ore, dovrà ricostruire quanto accaduto davanti al gip che dovrà convalidare l’arresto. L’accusa è di omicidio volontario al momento, ma se la difesa dovesse dimostrare che Eboluele Queen non ha colpito per uccidere, ma per difendersi, il quadro cambierebbe non di poco.
La prima versione non ha convinto i carabinieri
La nigeriana aveva raccontato di un incidente domestico avvenuto nella casa vicino al Duomo di Schio con Kelly Egbon che era caduto su un tavolino di vetro, ferendosi a morte fino a morire dissanguato. Ma la versione non ha affatto convinto i carabinieri, che hanno subito compreso che si trattava di un omicidio, data la posizione del cadavere e soprattutto quella vistosa ferita alla coscia della vittima, che aveva subito lo squarcio dell’aorta femorale. Quella era una evidente ferita da arma da taglio.
Il coltello durante la perquisizione, è stato trovato nel cassetto della cucina. Ad un certo punto, la donna è crollata. In un pianto liberatorio ha raccontato della lite avvenuta nell’appartamento, del compagno che la minacciava e l’avrebbe schiaffeggiata. Dello stato psicofisico alterato dell’uomo, che era disoccupato, ma aveva lavorato fino a qualche tempo fa come operaio metalmeccanico. Della colluttazione tra i due con Kelly Egbon che la minacciava e sembrava ancora più aggressivo del solito con tutta quella birra in corpo.
“Voleva uccidermi”
“Mi sono difesa”, ha confessato. Quindi il fermo ed il trasferimento nel carcere femminile di Verona. Il quadro sembra chiuso attorno al delitto di Egbon, che nel curriculum giudiziario aveva qualche episodio di spaccio di stupefacenti. Ecco perchè all’inizio si era presentata l’ipotesi di un regolamento di conti tra “commercianti di droga”. Poi, l’atteggiamento nervoso della fidanzata, che aveva riposto la lama dell’arma del delitto nel cassetto della cucina, dove subito sono andati a frugare gli investigatori, che con una indagine lampo, hanno chiaritoil fatto di sangue.
N.B.