Tra gli indagati ci sarebbero anche degli indipendentisti veneti e 5 donne. Dalle prime ore di oggi la Polizia di Stato sta eseguendo perquisizioni domiciliari e informatiche a carico di appartenenti al mondo ‘No-Vax’ che tramite un gruppo Telegram hanno manifestato intenti violenti per le prossime manifestazioni previste.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano che ha delegato la locale Digos e il Compartimento di Polizia Postale, sono rivolte nei confronti di soggetti residenti in diverse città italiane e venete.
Otto no vax indagati
Sono otto le persone indagate per istigazione a delinquere aggravata: minacciavano azioni violente a Roma nella manifestazione ‘no green pass’ prevista per sabato e domenica prossimi, 11 e 12 settembre.
“Gli indagati figurano membri attivi di un gruppo Telegram chiamato ‘I guerrieri’”, si legge in una nota della Ps, “nel quale vengono progettate azioni violente da realizzare – anche con l’uso di armi ed esplosivi fai da te – in occasione delle manifestazioni ‘no green pass’ organizzate su tutto il territorio nazionale”. Questo “in particolare quella in programma nella Capitale per le giornate dell’11 e 12 settembre prossimi”.
I ‘guerrieri’ comunicavano via social e si scambiavano materiale complottista. Tra gli indagati non ci sarebbero personaggi famosi e politici. Si tratterebbe di una frangia composta da persone con un “profilo basso” senza “esponenti d’area”, ma da gente comune: disoccupati, operai, portinai, camerieri. Uno degli uomini, che aveva un porto d’armi, era conosciuto per essere vicino all’indipendentismo veneto, ma al momento non sarebbe emerso niente di più strutturato. A fare scattare le indagini anche il fatto che gli indagati comunicassero in maniera molto ‘incattivita’, arrabbiata e parlassero tra loro di come costruire delle armi. Toni con cui conviviamo tutti i giorni, basta leggere i social, anche facebook, dove i no vax si distinguono per parole aggressive utilizzate nei confronti di chi crede nei vaccini. Stavolta, si andrebbe ben oltre e secondo quanto trapela dalle indagini, dai toni, gli indagati, sarebbero passati ai fatti organizzando delle vere e proprie guerriglie.
No vax, trovate armi
Nel corso delle perquisizioni di oggi nei confronti del gruppo di no Vax che stava progettando azioni violente, soprattutto per la manifestazione di sabato prossimo a Roma, sarebbero state trovate armi, come coltelli e bastoni. Lo si apprende nelle indagini della Digos, coordinate dal capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili e dal pm Piero Basilone. I ‘no vax’ che si facevano chiamare ‘guerrieri’ su Telegram e le “azioni violente” che volevano mettere in campo, secondo gli inquirenti, erano “tese a mutare o condizionare la politica governativa e istituzionale in tema di campagna vaccinale”. Lo scrivono il capo del pool antiterrorismo di Milano Alberto Nobili e il pm Piero Basilone nei decreti di perquisizione. Gli indagati portavano avanti “iniziative volte ad affermare le convinzioni dell’area cosiddetta ‘no vax'”.
No vax, l’indagine
Per gli inquirenti il blitz di stamani, come viene chiarito, rientra in una «importante attività preventiva contro dei disordini» che erano stati programmati. Da un lato, c’è il riscontro che questi gruppi stanno “alzando il tiro” e dall’altro si dimostra che le istituzioni e le forze dell’ordine sono presenti nel contrastarli. Le perquisizioni, come si legge nel decreto, riguardano documenti “di qualsiasi natura (anche informatici)” e dispositivi, come notebook, cellulari, memorie o supporti informatici, “utili alla ricostruzione dei fatti e della responsabilità”. Si cercano anche “armi” e elementi “riguardanti i rapporti tra gli indagati e tra questi e altri soggetti che potrebbero aver concorso all’istigazione alla commissione di delitti connotati dalla violenza contro persone e cose” e per la “delineazione dei rispettivi ruoli”.
No vax, intercettazioni
“Quando andremo a Roma i primi” da aggredire “sono i giornalisti”. Lo affermavano in chat gli 8 No Vax coinvolti nell’operazione di oggi della Polizia di Stato invitando a “usare le molotov” (che non risulta possedessero) per “far saltare i furgoni delle tv”. Secondo quanto riferito in questura a Milano, “per la stampa, ritenuta asservita al regime, avevano un vero e proprio odio”.
di Redazione AltovicentinOnline