Nessuno mi prende in considerazione, eppure sono io il padre. Sono venuto a sapere della morte di mio figlio da un amico che lo aveva letto sui social”. Questo lo sfogo di Kenneth Oduro, 26 anni, cittadino italiano di origine ghanesi, papà di Jordan Isaac di due anni e mezzo che nel pomeriggio di sabato 15 luglio ha perso la vita annegando nella piscina della casa del nonno materno in via Monte Cengio a Monticello Conte Otto, a Cavazzale. E’ indagato dalla Procura di Vicenza ed è accusato di omicidio costoso. Il bambino, infatti, era stato affidato a lui, 49 anni. L’uomo si sarebbe ad un certo punto addormentato lasciando libera la vittima di aprire il cancelletto del giardino per accedere alla piscina. Lì la tragedia: sarebbe caduto in acqua e a scoprirlo sarebbero stati la mamma e il compagno poche ore dopo, di ritorno da un pranzo fuori casa. I soccorritori, nonostante i vari tentativi di rianimazione, non hanno più potuto fare nulla di fronte al corpo ormai esanime del bambino. Primo articolo sulla vicenda https://www.altovicentinonline.it/cronaca/monticello-conte-otto-a-due-anni-annega-nella-piscina/

Un duro colpo per Kenneth, come per tutta la famiglia, accompagnato però da un’agghiacciante silenzio e indifferenza rispetto alla sua figura di padre. Questo almeno, quanto lui denuncia. “Sono io il papà di Jordan, nessuno si è degnato di avvisarmi di quanto accaduto. Non mi interessa fare la guerra alla famiglia. Voglio sapere cosa è successo a mio figlio per mettermi il cuore in pace”. Le sue parole toccano nel profondo, una storia che appare come quella di tanti padri separati, a cui vengono strappati i propri diritti: “Non mi ha chiamato nessuno. – aggiunge – I carabinieri hanno detto di avermi telefonato ma sul mio cellulare non c’è nessuna chiamata persa.” Secondo i Carabinieri del Comando Tenenza di Dueville si tratterebbe di un disguido, confermano di averlo cercato telefonicamente sabato senza ricevere risposta e dichiarano di averlo sentito domenica, di aver comunicato il decesso del figlio.

Sabato sera, appena ho saputo cosa fosse successo, mi sono precipitato a casa del padre della mia ex compagna. Lì ho visto il nonno di Jordan e altre persone che non conosco. Il giorno dopo, domenica, alle 14 mia madre che è in Ghana è stata chiamata dai carabinieri, le hanno detto che mi stavano cercando, anche se non ho mai ricevuto chiamate. Allora li ho contattati io e, dopo le condoglianze di rito e richieste di dati personali, hanno aggiunto che mi avrebbero chiamato dopo aver fatto l’autopsia. Quello che mi fa stare male è averlo saputo per ultimo e ho paura che non mi dicano nemmeno quando si terrà il funerale di mio figlio”. Il dolore per la perdita del proprio bimbo di soli due anni, arriva proprio a ridosso della conquista di un nuovo lavoro che Kenneth ha ottenuto come barista, progetti di vita con il proprio figlio distrutti per sempre, lasciando tanta amarezza e il cuore a pezzi: “L’ultima volta che ho visto Jordan è stato il 24 giugno. Abito a Vicenza, ho da poco iniziato un nuovo lavoro, in un locale serale come barista e ho finalmente uno stipendio fisso. Un mese e mezzo fa facevo due lavori. Proprio ora che ero riuscito ad ottenere un lavoro fisso e che progettavo di passare l’estate con mio figlio, non c’è più. Ripeto, oltre al dolore immenso anche la rabbia per averlo saputo per ultimo”.

Nella giornata di domani è prevista l’autopsia di Jordan per accertare i motivi del decesso. Verranno inoltre, visionati i filmati recuperati delle videocamere di sorveglianza presenti all’esterno della villetta che aiuteranno a fare chiarezza sull’accaduto.

 

Laura San Brunone

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