Non solo non avrebbe ceduto alle minacce ma si è recato negli uffici della guardia di finanza per denunciare chi, secondo l’accusa, avrebbe tentato di condizionare il suo lavoro di manager dell’Ulss 7 Pedemontana.
La Procura della Repubblica di Vicenza ha disposto il divieto di esercitare l’attività d’impresa di editoria a Giovanni Jannacopulos, editore delle note televisioni Rete Veneta e Antenna Tre. Una bomba giudiziaria, espolsa stamattina dopo la notizia dell’inchiesta che coinvolgerebbe non solo le due emittenti “governate” a Bassano del Grappa ma anche la sanità della provincia di Vicenza e le alte sfere della politica regionale.
A queste l’indagato avrebbe fatto pressioni per rimuovere il direttore generale dell’Ulss 7 Carlo Bramezza, che avrebbe “osato” di non acconsentire alle richieste dell’imprenditore.
Come spiega la Procura di Vicenza, l’indagine prende il via nel novembre 2021, quando Bramezza denuncia che Jannacopulos si era presentanto come titolare dell’associazione “Elios onlus” che, aveva, nel tempo, effettuato cospicue donazioni all’ospedale di Bassano del Grappa e gli aveva esplicitamente richiesto, con toni perentori e insistenza, di orientare alcune scelte gestionali. Come la disposizione di spostamenti del personale medico della stessa struttura, la concessione ad alcuni dirigenti medici di maggiore autonomia funzionale dal primario, la concessione di un periodo di aspettativa per motivi di studio a un medico cardiologo, fornendo un cambio visibilità e “tranquillità nella gestione” dell’azienda sanitaria, attraverso le proprie emittenti televisive. In un’occasione, spiega sempre la Procura di Vicenza, Jannacopulos avrebbe anche rierito al segretario di Bramezza che, “qualora le richieste e aspettative non fossero state soddisfatte dal direttore generale, avrebbe provveduto a iniziare gli attacchi (mediatici ndr)…”.
Che il direttore generale Bramezza fosse stato preso di mira dai giornalisti delle due testate, non era sfuggito all’utenza. Chiunque vedesse ogni giorno i servizi giornalisti delle televisioni, rimaneva colpito dagli attacchi quasi ossessivi allo stesso Bramezza: venne addirittura tirata fuori dai cronisti una vicenda personale proprio del direttore generale.
Secondo l’accusa della Procura berica, quella campagna mediatica fu la risposta alla “resistenza” di Bramezza a non piegarsi. A inchiodare l’editore, ci sono anche le intercettazioni telefoniche gravissime dei militari della guardia di finanza; in sostanza, Bramezza veniva “pressato” e si stabilì una sorta di braccio di ferro tra la presunta vittima e Jannacopulos, nel tentativo di creare un dissenso diffuso attorno al dirigente e al suo operato, in virtù delle numerose conoscenze e della capacità intimidatoria di servizi televisivi.
Fatti culminati nella misura cautelare che da oggi impedisce a Jannacopulos di svolgere incarichi formali nelle emittenti e nelle società controllanti.
Sempre da quanto riferisce la Procura, l’editore non si limitava al proprio ruolo ma aveva il controllo dei contenuti giornalisti, che sarebbero stati redatti secondo un suo volere con lo scopo di denigrare Bramezza. Nella nota diffusa dal procuratore Lino Giorgio Bruno vengono descritti legami tra l’indagato e i vertici della politica regionale, capaci di decidere le sorti di Bramezza, rimasto ancora manager dell’Ulss 7.
L’inchiesta promette sviluppi ma gli inquirenti tengono le bocche cucite perché le indagini sono ancora in corso. La domanda sorge spontanea: Jannacopulos agiva per conto proprio o per altri? Chi chiedeva quei favori all’editore perché poi andasse a minacciare Bramezza? Si tratta certamente di una vicenda molto scottante e la notizia di oggi pare solo la punta di un iceberg o di un pentolone appena scoperchiato.
Rosa Natalia Bandiera
Alessandro Ragazzo