Per evitare che quei poveri cani, già segnati dall’abbandono dei loro padroni e dal periodo vissuto nel canile di Marano venissero portati chissà dove, L’Enpa li adotta tutti. La storia a lieto fine sta facendo notizia anche fuori i confini regionali per lo slancio di questi volontari, tutti residenti nell’Alto Vicentino, che hanno dovuto avere a che fare con una snervante burocrazia, che non è niente in confronto al cinismo di chi sembra considerare i cani dei numeri e degli oggetti da collocare qua e là. Quelle povere bestiole, nel passaggio temporale tra la chiusura del canile sanitario di Marano e quello che verrà inaugurato sabato a Schio, hanno rischiato di finire in strutture fatiscenti di chissà quali località. Oggi, lo sfogo di Federica De Pretto, che affida a facebook il racconto di un travaglio emotivo, che finalmente è al culmine, dato che da sabato aprirà , appunto, il nuovo canile di Schio.
Ma perchè i volontari sono dovuti arrivare ad adottare la ventina di cani del canile di Marano? Perchè un bel giorno di fine dicembre, lì, in quel posto freddo e angusto, si era presentato l’accalappiacani dell’Ulss 7.
“Una giornata da dimenticare per i randagi dell’ Altovicentino – spiega Federica De Pretto – . Tutto è cominciato quando si presentano al canile di Marano gli accalappiacani mandati dal Servizio Veterinario , caricano Zeus e Dior sul loro furgone e li portano in una struttura a Pove del Grappa. Nessuna comunicazione a Enpa, associazione che si è occupata delle adozioni nel canile di Marano per 10 lunghi anni. Nessuna comunicazione ai Sindaci dell’Altovicentino, che pagano il servizio. Non riescono a caricare Coco e Birillo perché i cani si ribellano. Una deportazione decisa da chi non conosce minimamente questi animali e le loro problematiche. Da chi dimostra di non avere a cuore il benessere animale e decide per proprio tornaconto e per per quello di quelle povere bestie. Nessuna condivisione, nessuna comunicazione”.
Da qui la decisione di adottare tutti i cani del canile di Marano pur di non farli finire in strutture non adeguate alle loro problematiche. “Di colpo siamo ripiombati nell’ incubo della stessa azione subita dai randagi nel 2010 con il trasferimento nella notte a Recoaro e a Lonigo. Avevamo a casa nostra 7 cuccioli in allattamento, Charly in terapia comportamentale, Cody in cura, Mamy operata ad una zampa ecc…Siamo corsi ad intestarceli – continua la presidente di Enpa Thiene e Schio – .Nessuno ha chiesto nulla, nessuno si è posto il problema. Non avremmo mai permesso la loro deportazione.
Enpa va bene quando c’è da pagare cure specialistiche, va bene per pagare la pensione specializzata a Rudy, va bene quando svuota il canile, quando i volontari portano a casa i cani perché il canile è pieno, quando cura gli animali che loro non sanno curare. Ma Enpa non va bene e non siamo degni di sapere nulla quando un dirigente decide di fare questi trasferimenti di punto in bianco, senza alcuna programmazione”.
“Ho pianto, ho pianto tanto. Non mi vergogno a dirlo. Ma poi mi sono rialzata, ho affilato le unghie, ho capito ancora una volta che li dobbiamo difendere. Tutti noi insieme li difenderemo. Con 400 soci, con migliaia di sostenitori, con i Sindaci che hanno capito”.
Dalla parte di Enpa senza se e senza ma, da sempre c’è il primo cittadino di Schio Valter Orsi, che ha mantenuto la promessa che si è avverata con la realizzazione di un canile che è finalmente degno di ospitare dei cani. Una struttura di altissimo profilo, che sarà un modello per altre realtà. Un canile dato in gestione non a chi vuole fare business, ma ad un’associazione animalista, che sa cosa voglia dire benessere animale. “Il giornale sarebbe aperto già dal primo gennaio, ma abbiamo avuto tanta burocrazia e le richieste dell’Ulss sono aumentate rispetto a quelle iniziali”, ha detto Orsi.
di Redazione Alto VicentinOnline
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