E’ un dolore che non dà pace e che toglie il respiro quello di Makhete Ndiaye, padre di Alioune, il 19enne che sabato scorso ha perso la vita sulla Maranese dopo essere stato investito alle prime luci dell’alba dall’Alfa Romeo condotta da Nicolò Dalla Vecchia, 23enne residente a Schio.
Papà Makhete sta in piedi a fatica, quasi per inerzia, sorretto e frastornato allo stesso tempo da tanti attestati di solidarietà e di umana vicinanza per una vita prematuramente strappata da un mondo ora più vuoto oltre che per lui anche per una madre inconsolabile e due sorelle che tanto gli erano affezionate.
Makhete non riesce a perdonare il ragazzo che ha investito il suo Ali, e pur non serbandogli rancore chiede giustizia specie dopo aver appreso che Dalla Vecchia, precedentemente arrestato dai carabinieri di Thiene, è stato rimesso in libertà su disposizione della procura.
E proprio il Pubblico Ministero Alessandra Block ha già nominato Stefano Fracaro quale consulente incaricato di condurre l’incidente probatorio, una procedura appositamente scelta al fine di garantire la non compromissione delle prove cristallizzandole al momento attuale: tra gli elementi che dovranno essere sicuramente presi in esame anche la presenza di due testimoni oculari che nonostante l’orario particolare, si trovavano a transitare nel luogo del sinistro.
Ma la presenza di testimoni non è l’unica circostanza emersa a pochi giorni dalla tragica scomparsa di Alioune: salta all’occhio, ad esempio, che la patente per Dalla Vecchia sia storia molto recente, fatto che decontestualizzato potrebbe non essere rilevante ma che certo non potrà essere trascurato. Dalle ricostruzioni poi dei minuti precedenti all’impatto mortale tra la bicicletta del giovane senegalese e la vettura di Dalla Vecchia, emergerebbe che quest’ultimo sarebbe stato allontanato dal noto locale Mexicali a tarda notte a causa di un sovraffollamento dello stesso, una decisione in linea con le misure di contenimento anti pandemico. Una volta fuori, sempre secondo quanto sinora raccolto, Dalla Vecchia si sarebbe spostato in un bar di Santorso per poi ritentare proprio sul fare del mattino di tornare al Mexicali: ma prima di riuscirci, come noto, lo schianto che ha cambiato tutto.
Un giro tra bar che nei dati rilevati due ore dopo l’incidente gli è valso un tasso alcolemico di 1.95 grammi per litro di sangue, esame peraltro che ha visto lo scledense piuttosto restio: e mentre il padre dell’automobilista ha deciso di chiamare Makhete Ndiaye per porgerli le sue scuse, così non è stato per il figlio.
E se le indagini dovranno sviscerare situazioni e testimonianze, è già invece chiaro da subito l’intento della famiglia Ndiaye di riportare le spoglie del figlio in Senegal, così come costumi e religione vogliono: probabilmente già entro mercoledì prossimo il feretro di Alioune decollerà verso la terra africana per le esequie, mentre in Italia non sono previsti momenti di commiato.
Per sostenere la famiglia in questa operazione alquanto onerosa – solo l’espatrio a cura di una ditta specializzata viaggia oltre i 6mila euro – è stata promossa una raccolta fondi all’ Iban IT59U3608105138223068023079.
C’è anche il conforto di tutta Marano, con in testa il sindaco Marco Guzzonato. La famiglia di Alioune si è fatta ben volere dopo diversi anni di residenza partecipe. L’amministrazione ha manifestato la volontà di provvedere all’onere dei biglietti aerei per genitori e sorelle.
Ma forse la partecipazione che più ha commosso è stata comunicata oggi, quando due ex compagni di scuola e amici del diciannovenne scomparso hanno chiamato papà Makhete: “In Senegal verremo anche noi, vogliamo accompagnare Alioune nel suo ultimo viaggio”.
Marco Zorzi