Quello che ha vissuto Alberto, che ha deciso di immortalarsi su facebook con il coraggio di chi non ha pudore di fare vedere al mondo intero cosa ti può capitare una sera qualunque, è stato orribile. Ha visto la morte in faccia.
Un pestaggio messo in atto da quattro bruti, quattro mostri, che per poco non lo ammazzavano la notte di Halloween. Avrebbe dovuto essere una festa ma si è tramutata nell’incubo, segnando la vita di colui che avrebbe potuto essere il figlio di ognuno di noi.
Alberto Ferretto, si trovava con la fidanzata ed un gruppo di amici nel locale Corte degli Aranci di Marano, quando si è imbattuto in una gang composta da maggiorenni e minorenni, alterati perché non era stata data loro la possibilità di entrare nel locale. I quattro sono stati tutti identificati e denunciati dalla Polizia locale di Thiene e Schio. Alcuni italiani e altri di origine straniera che, secondo quanto ricostruito dai poliziotti del comandante Giovanni Scarpellini anche grazie all’ausilio delle telecamere presenti fuori dal locale, era come se volessero attaccare briga con chiunque entrasse ed uscisse dall’esercizio pubblico.
Con fare di sfida e con la prepotenza del delinquente incallito, cercavano in tutti i modi di provocare una rissa, come per rovinare la festa di Halloween a chi, invece, era potuto entrare e si stava divertendo.
Le immagini dei fotogrammi acquisiti dalla polizia locale parlano chiaro: si vede la gang che guarda gli avventori della Corte degli Aranci, facendo di tutto per accendere la miccia della rissa.
Ad un certo punto, il branco selvaggio prende di mira Alberto che aveva avuto bisogno di una boccata d’aria ed era uscito fuori. Tutto accade in pochi istanti. Un’occhiata, in pieno stile gangster, col giovane maranese che si ritrova circondato da tre malviventi che iniziano a picchiarlo. Pugni, schiaffi e persino calci in faccia che fanno saltare sei denti ad Alberto, che non ha tempo di difendersi da quei colpi sferrati con una crudeltà che farebbe paura anche un boss malavitoso.
Il pestaggio avviene mentre una quarta ragazza, italiana, si preoccupa di fare in modo che Alberto venga pestato per bene, senza che nessuno possa intervenire a stoppare quella che per miracolo non è stata una esecuzione di morte. Sì, perché la violenza è tale che i medici diranno, qualche ora dopo, al giovane che è stato miracolato: quelle botte, soprattutto quei calci in faccia e in testa, avrebbero potuto ucciderlo.
Solo dopo averlo visto esanime per terra, i quattro fuggono via. Alberto Ferretto viene trasportato in ospedale, dove è stato ricoverato. Il suo volto è irriconoscibile, deturpato dalle percosse che glielo hanno deformato.
Il padre, un poliziotto un pensione, mentre prega e sta accanto ad Alberto affinchè superi il trauma fisico e psicologico, inizia la sua ricerca di giustizia per quel figlio che ringrazia Dio di potere ancora abbracciare. Un papà che non può continuare a vivere senza che le forze dell’ordine rintraccino quei mostri che, se non fermati, possono fare del male ad altri bravi ragazzi come il suo Alberto.
Si rivolge a lui con fiducia e senza clamori mediatici. I quattro sono stati identificati, tutti residenti a Schio. Denunciati al momento, ma si spera che scattino i provvedimenti restrittivi perché si tratta di ragazzi già conosciuti dalle forze dell’ordine per i fatti di cronaca di Piazza Falcone e Borsellino. La loro crudeltà è pienamente dimostrata dai fotogrammi sequestrati dalla polizia locale, che ha informato gli inquirenti della pericolosità sociale di questo branco.
Ieri Alberto ha scritto su facebook un post molto toccante. Ha pubblicato la sua foto sorridente, privo dei sei denti che quei malviventi gli hanno fatto saltare. Il suo post è un cazzotto nello stomaco perché contiene una voglia di rinascere, dopo un fatto che ha attentato la sua vita. Contiene voglia di vivere, quando la vita hai rischiato di perderla per un soffio. Contiene un messaggio di pace nonostante quello che ha vissuto. Chiede che non si speculi sull’orrore che gli è capitato. Non vuole che la vicenda dia sfogo a commenti razzisti, perché alcuni componenti della banda che per poco non lo ammazzava sono di origine straniera.
Lo chiede e adesso, bisogna avere rispetto del suo appello. Ecco perchè abbiamo deciso di pubblicare la sua storia. Ma non potendo disattivare i commenti da facebook, vi ricordiamo che non è necessario giudicare a tutti i costi. A volte è giusto rimanere in silenzio e riflettere. Specie se a chiederlo è chi ha guardato la morte in faccia, decidendo di condividere la sua orribile esperienza perché serva da lezione ad altri giovani come lui. Ma vuole il rispetto per quello che ha travolto lui, la sua fidanzata e la sua famiglia.
Ai lettori, quindi, chiediamo questo rispetto. In nome dell’affetto che scaturisce spontaneo dal sorriso senza denti di questo ragazzo, che potrebbe essere il figlio di ognuno di noi.
In bocca al lupo, caro Alberto. E grazie per la lezione di vita che ci hai donato attraverso un dramma, che ti avrà strappato i denti, ma non i valori.
Natalia Bandiera