Un consulente fiscale e un imprenditore agli arresti domiciliari, la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare determinate attività nei confronti di otto indagati e il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di beni e disponibilità finanziarie per circa 1.400.000 euro. Queste le misure cautelari eseguite oggi dalla Guardia di finanza di Vicenza, sotto il coordinamento della Procura vicentina, nei confronti di 10 persone indagate, a vario titolo, per “sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, ricettazione e indebita percezione di erogazioni pubbliche”. Le indagini, condotte dalla Compagnia di Schio, “prendono spunto- dettagliano i finanzieri- da approfondimenti nei confronti di un imprenditore di Malo”, che avrebbe messo in piedi “un meccanismo di distrazione del proprio patrimonio per sottrarsi agli ingenti debiti, oltre 620.000 euro, accumulati nel tempo con l’Erario”. Incrociando i dati acquisiti “tramite le banche dati e gli applicativi in uso al Corpo, le evidenze documentali e le attività di osservazione e pedinamento”, i militari hanno ricostruito “operazioni societarie straordinarie (tramite la costituzione di due new companies in cui sono stati distratti gli asset dell’impresa originaria), la cessione sottocosto ad un parente dell’immobile dove risiede l’indagato e il trasferimento su conti correnti esteri delle somme indebitamente sottratte allo Stato”. Tutte operazioni per sottrarsi alle pretese del Fisco messe in atto “con il concorso determinante di familiari e prestanome e il coinvolgimento di tre professionisti (un avvocato e due consulenti fiscali), uno dei quali ha coniato il cosiddetto ‘metodo anguilla’, ovvero uno schema criminale per evitare il pagamento delle imposte”.
In particolare, dettagliano i finanzieri, le indagini “hanno messo in luce una cessione del ramo d’azienda dell’originaria ditta individuale di cui era titolare l’imprenditore arrestato, gravata da 15 iscrizioni a ruolo nei confronti del Fisco, ad una prima società neo-costituita e priva di pendenze con l’Erario”. Successivamente, è stata operata “una distrazione dello stesso complesso dei beni aziendali a favore di una terza società, comunque riconducibile all’imprenditore, che si è appropriata gratuitamente dell’originario ramo aziendale, sottraendo così risorse alle casse dello Stato”. Le Fiamme gialle hanno inoltre “analizzati i conti correnti dei soggetti coinvolti, ricostruendo il flusso delle disponibilità finanziarie dell’imprenditore”, che sono state “dapprima convogliate su conti correnti esteri e in seguito riportate in Italia per poter essere reintrodotte nelle due società neocostituite, completando così la metodologia fraudolenta di sottrazione al pagamento delle imposte”. Sono quindi “state attivate, tramite la Procura, procedure di cooperazione internazionale che hanno consentito il sequestro di somme in Bulgaria e Austria” e infine sono emerse “altre condotte penalmente rilevanti a carico degli indagati in riferimento all’indebita percezione di circa 35.000 euro di contributi a fondo perduto, previsti dal legislatore nell’ambito delle politiche di contrasto all’emergenza Covid”. Una delle società avrebbe infatti “‘gonfiato’ il fatturato medio del 2019 autodichiarando un ammanco da emergenza epidemiologica nei fatti inesistente, ottenendo così, senza averne diritto, i fondi pubblici”.
Il gip di Vicenza ha condiviso le ipotesi investigative e ha perciò emesso “un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali degli arresti domiciliari nei confronti dell’imprenditore e del consulente fiscale e il divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali nei confronti di altri otto indagati, tra cui lo stesso imprenditore e i due figli, il consulente fiscale che ha elaborato la metodologia di frode e un suo collaboratore, un avvocato e due prestanome”. A questo si aggiunge “un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta o per equivalente, nei confronti delle 10 persone coinvolte, per circa 1,4 milioni di euro”. Le misure cautelari disposte, spiegano dalla Guardia di finanza, riguardano “disponibilità finanziarie su conti correnti italiani e stranieri, immobili, auto e beni mobili riconducibili alle persone fisiche e giuridiche colpite dal provvedimento”. Infine, sono state svolte, con l’aiuto di altri Reparti del Corpo competenti per territorio, anche “quattro decreti di perquisizione locale nelle province di Vicenza, Verona e Treviso”.