Una lunga malattia contro la quale ha lottato strenuamente se l’è portata via, lasciando un vuoto che da quando, nel 2013, aveva lasciato l’Ulss di cui aveva diretto la Neuropsichiatria Infantile, si era cominciato a sentire. Classe ’55, residente a Fara Vicentono, Maria Grazia Chilò era psicologa e psicoterapeuta. Era sposata e aveva due figli di cui andava orgogliosa. Valentina Pasin ha ereditato la sua stessa passione professionale ed è stata eletta un paio di anni fa donna dell’anno. I suoi tempi sono stati segnati dall’approccio multidisciplinare con cui riabilitava i bambini autistici, con cui si approcciava con il comportamentismo senza mai parlare di quegli psicofarmaci, che oggi si prescrivono con troppa facilità dalle aziende sanitarie, spesso non al passo con i tempi moderni. Per lei lo psicofarmaco era l'”ultima spiaggia”.

Ha formato centinaia di figure professionali perchè non smetteva mai di fare capire alle famiglie dei disabili mentali, che occorreva essere “coerenti” nell’avvicinarsi e nella crescita di questi esseri speciali, di cui va sempre tenuto in considerazione quel disturbo, che fa percepire la realtà in modo diverso. Erano gli anni che arrivavano nell’Alto Vicentino dal Sud, ma anche da Bolzano, intere famiglie che si trasferivano a Thiene per dare il meglio ai loro bambini e ragazzi affetti da autismo. Consapevole delle risorse insufficienti del pubblico, si dilaniava per fare rete con tutte le figure che ruotavano attorno al caso che l’allora Ulss 4 prendeva in carico e riconosceva l’importanza della scuola. Lei seguiva il percorso, il cambio dell’insegnante di sostegno, dell’istituto quando il “suo” bambino andava avanti e con la scuola e nulla era affidato al caso. Le assistenti socio assistenziali che stavano a scuola diventavano figure specializzate perchè attraverso la sua collaborazione con la Disabilità, venivano formate e nominate per seguire l’alunno certificato dopo un’attenta valutazione.

Con lei la parola parent training aveva un senso perchè si prendeva cura anche dei genitori e della famiglia tutta. Riconosceva e sosteneva madri e padri distrutti da diagnosi, che spesso possono sfociare in gesti estremi o in depressioni, che lei seguiva con una professionalità e umanità che il nostro territorio probabilmente non ha mai conosciuto. Non solo una figura sanitaria, Maria Grazia Chilò entrava nelle famiglie, che fino a quando hanno avuto lei come punto di riferimento, non si sono mai sentite sole.

Nel 2013, scoperta la malattia e con i primi tagli ha preso la decisione di andare in pensione anticipatamente ed aveva proposto all’Ulss di rimanere come consulente esterna per continuare a seguire il fiume di bambini e ragazzi che avevano avuto la diagnosi di autismo. Credeva fortemente nel potenziale di un soggetto affetto da autismo, capace, nonostante qualche tratto severo del “mostro”, che potessero raggiungere delle autonomie. Non smetteva di ricordare ai suoi dirigenti l’importanza della riabilitazione perchè un autistico seguito con competenza e con l’approccio comportamentale più coerente al tipo di disturbo era in grado di stare in casa con i suoi genitori più a lungo e non ricorrere a quei Ceod che costano molto di più.

 

A credere in lei, dopo essere stata delusa dal “pubblico”, i Poliambulatori San Gaetano di Thiene, con cui inizialmente ha messo in piedi Il Gruppo Empathie ora diretto dalla figlia Valentina.

“Subito dopo essere andata via dall’Ulss 4, che dopo di lei ha perso la qualità di un servizio che era il fiore all’occhiello del territorio riceveva me e mio figlio in uno studio che aveva allestito all’interno dei Poliambulatori San Gaetano e ricordo che mi confidava la difficoltà di non avere gli strumenti pubblici che erano necessari soprattutto per la diagnosi, ma che era grata alla famiglia Zancan per averle dato modo di seguire alcuni bambini che avevano ancora bisogno di lei –  racconta Maria Rosa B., 50 anni di Thiene – . Dopo la sua era, nulla è stato più lo stesso. I nostri ragazzi hanno avuto la fortuna di essere seguiti da questa super professionista, che ha lasciato il segno nella nostra vita martoriata dall’autismo. Grazie a lei che aveva fatto la diagnosi, abbiamo avuto la forza di andare avanti perchè lei oltre alle competenze tecniche aveva quell’umanità che serve a noi famiglie per non emarginarci nel nostro dolore”.

“Condoglianze  a Valentina , lei veglia di lassù ed è fiera di te. Noi continueremo a lottare anche perché tutto il suo lavoro e vita sia ricordata e premiata sempre”, ha scritto Monia Gabaldo, mamma di tre bambini affetti da autismo, raggiunta a Verona dalla notizia della morte di Grazia Chilò.

“L’ho incontrata per la prima volta come docente in relazione ad un caso che stavamo seguendo,  noi come scuola, lei come professionista, poi come dirigente scolastica – spiega addolorata la Preside del liceo Corradini Marina Maino – .  L’ho conosciuta meglio ancora come presidente dell’Associazione Famiglie Adottive Alto Vicentino ed ho da subito potuto apprezzarne non solo le ampie competenze professionali,  ma anche le profonde doti umane. Aperta all’ascolto e all’accoglienza, riusciva a trasmettere a tutti speranza e gioia di vivere riuscendo ad avvolgere ogni persona in una calda atmosfera. La dottoressa Chilo’ sapeva guardare oltre le apparenze e le corazze che talvolta le situazioni più difficili presentano. Superava le apparenti barriere ed ostacoli scovando in ognuno il buono e valorizzandolo al meglio. La ricordo come donna impegnata, creativa e determinata, sempre a fianco dei più fragili.La sua scomparsa rappresenta una grande perdita per l’intera comunità”.

Alla famiglia di Grazia Chilò le sentite condoglianze della Redazione di AltovicentinOnline

Natalia Bandiera

 

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