A Rossana Trescaroli, scledense, 52 anni, impiegata fiscale la vita è cambiata. La sua forza l’ha trovata dopo aver toccato il fondo emotivo, che una truffa affettiva provoca. ‘Quando si parla di questo tipo di raggiri tutti si sentono come se a loro non potesse capitare, anche io lo pensavo, ma dietro questi uomini che ti chiedono l’amicizia su facebook, che sanno corteggiarti in maniera perfetta fino a farti sentire amata e desiderata nonostante la virtualità, ci sono dei professionisti del crimine, gruppi organizzati di cui fanno parte anche delle donne che sanno come comunicare con altre donne’.
La storia di Rosanna è la fotocopia di tantissime altre denunciate da donne di tutta l’età. Della cosiddetta ‘truffa affettiva’ ne parlano ormai da anni noti programmi Rai come Chi l’ha Visto, Mi Manda Rai tre e i Fatti Vostri, che hanno raccontato i drammi di donne e uomini finiti nella rete di questi straordinari amanti virtuali, che sanno farti perdere la testa, fino a farti infatuare al punto che qualcuno ha spillato alla vittima di turno molti soldi. Vittime che sono arrivate a prosciugare i loro conti e persino quelli dei figli, indebitandosi fino al collo.
Rosanna ha reagito al trauma della sua esperienza al contrario di molte donne, che per pudore e per vergogna, non denunciano nemmeno, trincerandosi in un dolore ed un disagio silenzioso, ma protetto dal giudizio a volte spietato di chi emette sentenze solo perchè quell’orrore non è capitato a lui o a lei. Lei si è subito iscritta ad un’associazione, che l’ha aiutata dal punto di vista psicologico e adesso, aiutare gli altri è diventata la sua mission. Ha scritto addirittura un libro, che parla di quello che ha vissuto, del trauma del raggiro, della truffa, che ti azzera l’autostima, che ti indebolisce come donna, fino a stravolgerti l’esistenza. Di uno stupro emozionale, che non guarisce mai, se non ti affidi ad un professionista esperto in materia.
La storia di Rossana
Quindi la prima richiesta di denaro: 500 euro per la festa della figlioletta. Rossana non abbocca. Poi, durante il lockdown Roberto confida a Rossana di avere solo 50 euro in tasca. ‘ Ho pochi soldi in tasca, per fortuna, ho te e il nostro amore’. Rossana cede e gli invia su un conto francese la somma di 200 euro. Poi, gli chiederà una ricarica telefonica da 50 euro, arrivando alla somma di 250 euro a settimana. Rossana lo smaschera, facendo delle ricerche su internet, per scoprire che quella foto non appartiene ad alcun Roberto, ma è di un imprenditore, a cui hanno rubato l’identità. Le crolla il mondo addosso perchè nel frattempo era diventata dipendente affettivamente da colui che scopre essere solo un furfante, un truffatore seriale. Rossana trova aiuto nell’associazione Acta di cui è diventata responsabile per il Triveneto. E’ lì che scopre che quello che è accaduto è successo a tante altre donne a cui è stata strappata l’anima e se lei è stata forte a riprendersi, ci sono state vittime sole, anziane, vedove, separate dopo l’abbandono, che non si sono mai più riprese.
Rossana, ci parli del suo libro e perchè ha sentito il bisogno di scriverlo?
Quante storie di questo tipo hai conosciuto tramite l’associazione?
Tantissime e molto drammatiche: a molte donne sono state sottratte somme ingenti, anche 200mila euro. Costrette a fare mutui, a chiedere prestiti, persone rovinate da questi abili furfanti che sanno manipolare le menti. a volte, dietro ad un profilo fake ci sono 5/6 persone, con psicologi e criminali furbissimi.
Una storia a lieto fine, invece?
Quella di un marito, che ha aiutato la moglie ad uscire dalla dipendenza affettiva che lega il truffatore alla sua vittima. Un atto d’amore, che non tutti gli uomini sono capaci di fare perchè vivono quello che accade al partner come un tradimento.
Spesso, quando si parla di truffe romantiche, scatta subito il giudizio di chi crede che a lui non possa capitare…
Lo so, anche io pensavo che a me non potesse accadere. Non bisogna giudicare questi drammi, anzi, quando giudichi, induci la vittima a non denunciare il suo aguzzino perchè questa, per paura di fare la figura dell’ingenua si chiude nel silenzio, che diventa complice di questi gruppi criminali, che invece, vanno scovati e puniti.
Natalia Bandiera