Ogni giorno i bollettini degli infortuni sul lavoro si fanno sempre più impietosi: un fenomeno dilagante soprattutto al Nord, dove si scende in piazza per protestare contro la sospensione della caccia, ma si resta indifferenti davanti al sangue degli esseri umani.
Nei primi otto mesi del 2022 sono 65 le vittime sul lavoro: 43 hanno perso la vita “in occasione di lavoro” e 22 “in itinere”, cioè nel percorso da casa alla sede di lavoro. Lo scorso anno a fine agosto erano 63 in totale. Questi i numeri di un dramma che non conosce fine in Veneto. E la regione è al terzo posto nella graduatoria nazionale, dopo Lombardia (74), Lazio e Piemonte (45). (Sono 496 i decessi verificatisi in occasione di lavoro in tutto in tutto il Paese).
Risultati sconfortanti per il Veneto. Ma, dopo alcuni mesi in zona arancione, finalmente la regione entra nella meno allarmante zona gialla nella mappatura dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre, ovvero quella in cui l’incidenza di mortalità risulta essere meno elevata rispetto alla media nazionale.
“Nel periodo da gennaio ad agosto 2022, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in Veneto si sono registrati due infortuni mortali in più. L’incidenza di mortalità in Veneto è inferiore rispetto alla media nazionale – spiega Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre – ma ciononostante non possiamo certo sottovalutare il fenomeno infortunistico, soprattutto considerando che in questi numeri, rispetto al 2021, sono quasi completamente spariti gli infortuni mortali per Covid. Ciò fa concludere che gli incidenti mortali accaduti durante il lavoro nel 2022, esclusi quindi i casi Covid, sono aumentati ancor di più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”.
E per comprendere e definire meglio i confini dell’insicurezza sul lavoro in Veneto e in Italia, sulla base dell’incidenza della mortalità, l’Osservatorio mestrino ha ideato ed elaborato la mappatura del rischio di morte sul lavoro, dividendo l’Italia a colori proprio alla stregua della mappatura utilizzata durante l’emergenza pandemica.
La zona gialla, quella in cui è entrato il Veneto, è la fascia che – dopo la bianca – raggruppa le regioni con l’incidenza tra le più basse per gli infortuni mortali sul lavoro e dunque inferiore alla media nazionale.
Da gennaio ad agosto 2022, infatti, il Veneto ha un’incidenza infortunistica di 20,7, inferiore al valore medio nazionale pari 22 morti sul lavoro ogni 1.000.000 di occupati.
A fine agosto 2022, però, sono tre le province venete che si trovano in zona rossa: Rovigo, Belluno e Verona. Ed è Rovigo la provincia veneta in cui i lavoratori rischiano di più (indice di mortalità pari a 43,1 infortuni mortali ogni 1.000.000 di lavoratori, contro una media regionale di 20,7 e nazionale di 22). Seguono: Belluno (35,0), Verona (32,2), Vicenza (24,0), Venezia (23,0). Mentre a Padova e a Treviso che sono in zona bianca scendono rispettivamente a 10,4 e a 5,1.
Per quanto riguarda il numero dei decessi in occasione di lavoro nei primi otto mesi del 2022 sono 43 e vengono rilevati in provincia di: Verona (13), Vicenza (9), Venezia (8), Padova e Rovigo (4), Belluno (3) e Treviso (2).
INFORTUNI TOTALI (MORTALI E NON) DA GENNAIO AD AGOSTO 2022
Nei primi otto mesi dell’anno crescono del 32,1% le denunce di infortunio totali: erano 43.811 a fine agosto 2021, sono 57.857 nel 2022. Attività manifatturiere, Sanità, Trasporti e Costruzioni sono i settori più colpiti.
Alla provincia di Treviso la maglia nera in regione per il più elevato numero di denunce totali di infortunio: 11.286. Seguono: Vicenza (11.144), Verona (10.782), Venezia (10.715), Padova (9.614), Belluno (2.304) e Rovigo (2.012).
Infine, sono 23.497 le denunce delle donne lavoratrici e 34.360 quelle degli uomini.