La ripartenza della scuola in Veneto sarà in salita, prevede la Cgil regionale. Sarà una riapertura azzoppata da vari problemi. “La prima misura necessaria per la ripartenza era creare una situazione stabile, che andasse oltre alle 94.000 assunzioni autorizzate. Purtroppo, ci sarà una copertura solo del 50%, a causa dei concorsi non banditi, dei concorsi non terminati e delle graduatorie ancora non definitive. Tutto questo- avvisa Marta Viotto, segretaria della Flc-Cgil del Veneto– alimenterà il precariato di circa 150.000 docenti, che si troveranno in cattedra all’inizio dell’anno scolastico. Nella nostra regione, probabilmente, i docenti precari saranno circa 20.000″. E anche sul fronte del personale tecnico-ausiliario, Ata, non ci siamo: chi c’era in questo ruolo, “per garantire le ordinarie funzioni delle scuole, doveva essere confermato tenendo in considerazione la peculiarità del contrasto al Covid e dell’impatto che questo ha sull’organico in questione”. Non averlo fatto, secondo Viotto, “è “un grave errore. Anche perchè era evidente sin da subito, a partire dai dirigenti scolastici e da chi ogni giorno sta a scuola, che quell’organico serviva anche a prescindere dalla pandemia”. Poi ci sono le ‘falle’ su sicurezza e prevenzione: in alcune scuole “le condizioni logistiche e strutturali non le permettono”. E dunque, “in considerazione della ormai endemica diffusione del virus e delle sue mutazioni, questi ambienti necessitano di interventi strutturali e risolutivi in termini di risorse, organici e strumentazioni per il superamento del sovraffollamento, attraverso la formazione di classi meno numerose, maggior personale Ata, indispensabile per la sanificazione e per l’adempimento di tutte le procedure amministrative legate alla gestione dei contagiati-fragili”.
Inoltre, sempre secondo la Cgil, occorre un piano nazionale per dotare ogni classe di purificatori d’aria. “Senza intervenire in tal senso- avvisa ancora Viotto- sarà difficile garantire la distanza di almeno un metro; difficile tenere le precauzioni nei momenti di aggregazione indispensabili per la crescita delle alunne e degli alunni; difficile garantire con frequenza la sanificazione, anche nei locali concessi come palestre o altri, soprattutto considerando il limite numerico dei collaboratori scolastici; difficile gestire e modulare le tante attivita? laboratoriali; difficile prevedere la turnazione nelle mense; difficile, infine, lavorare con l’obbligo del personale docente ad utilizzare la Ffp2, obbligo che vale anche per gli alunni a rischio Covid”. Se ci sono tanti problemi, per la Cgil la colpa è doi un il Governo che “non ha voluto investire sulla spesa corrente nella scuola, preferendo allocare altrove le risorse del Pnrr che potevano essere utili per il personale scolastico, a partire dagli organici”. Nell’ultima legislatura sono cambiati quattro ministri dell’Istruzione “nessuno di questi si è assunto la responsabilità di decidere sulla scuola. A decidere sono stati invece il ministero del Tesoro e Palazzo Chigi, con la precisa idea di risparmiare sulla spesa corrente, facendo prevalere le ragioni economiche su quelle della garanzia di una scuola all’altezza delle sfide del momento e del futuro”, dice Viotto. Dopo la pandemia, continua, “ci aspettavamo un segnale forte e chiaro. Questo segnale non eè ancora arrivato. Noi ci aspettiamo che -a partire dal Governo in carica, che può ancora fare interventi, come è successo appunto con la provocazione del ‘docente esperto’- ci sia un investimento aggiuntivo per consentire il rinnovo del contratto”.
Scuola, Zaia: 128,6 mln dal Pnrr “sono finestra per il futuro”
“Ciò di cui il nostro Paese si dimentica spesso – aggiunge il Governatore – è la necessità che i giovani vengano accompagnati verso il futuro, in un mondo che viaggia a velocità esponenziali e richiede azioni tempestive e appropriate. Un Paese che non sta al passo con questi ritmi – dice il Presidente Veneto – e non mette i nostri giovani in grado di competere alla pari con i loro coetanei stranieri, in realtà li lascia fuori dal mercato. Ben venga quindi questo stanziamento del Pnrr – conclude – nella speranza che sia il primo di una lunga serie”.