“Si può e bisogna fare molto di più. I dati rilevati al 31 marzo 2022, con un calo di 779 donazioni, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ci riporta ai livelli del 2020. Una situazione che non può non preoccupare e sulla quale Fidas Vicenza sta da tempo lavorando, in quanto non possiamo permetterci di abbassare la china ed abbandonarci al fato. Vogliamo e dobbiamo governare il futuro dell’Associazione”. Non lascia spazio a dubbi l’intervento di questa mattina della presidente di Fidas Vicenza, Chiara Peron, all’assemblea provinciale dell’Associazione, prima federata in Veneto e terza a livello nazionale.
L’assemblea segna anche il ritorno alla normalità, dopo due anni dall’inizio della pandemia da Covid-19, infatti, si torna in presenza, seppur nel rigido rispetto delle norme sanitarie previste. Una boccata d’aria fresca, che non può e non deve distogliere l’attenzione dal dramma che stanno vivendo molte persone a pochi chilometri dalla nostra terra. “Il conflitto Russia-Ucraina – commenta la presidente Peron – unito al Covid-19 ed a ciò che entrambe le situazioni comportano in termini economici e di socialità, ha determinato una grave pressione sulle famiglie e sulle aspettative generali della società. Una situazione che ci permette a fatica di guardare al futuro, preferendo una navigazione a vista, che non consente di fare investimenti nel lungo termine. E, purtroppo, tutto ciò interessa anche le donazioni. Con tutta probabilità – prosegue la presidente Peron – l’incertezza ed indeterminatezza che stiamo vivendo non è estranea al nostro mondo. D’altronde, non possiamo pensare di essere immuni alla sofferenza, al dolore ed alle preoccupazioni, ma dobbiamo imparare ad affrontarle”.
Una situazione difficile, ma che richiama “al dovere”, ancora una volta, i donatori di sangue, ai quali viene richiesto un supplemento d’impegno, nonostante il 2021 sia stato un anno positivo, con un incremento delle donazioni, che hanno raggiunto quota 29.719 (+1,86% rispetto al 2020). Un dato importante, considerati i tanti fattori che non hanno giocato a favore: carenza di medici, pandemia, difficoltà nel chiedere giornate di riposo ai datori di lavoro per recarsi a donare, solo per citare le principali.
“Se nel 2021 abbiamo messo a segno questi risultati – spiega la presidente Peron – nei primi mesi del 2022 stiamo notando un notevole calo donazionale che, se confermato nell’intero 2022 ci vedrebbe regredire a prima del 2020. La carenza dei medici trasfusionisti ha indotto il DIMT a chiudere a turno un giorno al mese i vari centri raccolta. Una situazione di fronte alla quale stiamo predisponendo un piano di azione, che ci aspettiamo venga recepito e sostenuto da tutti i donatori”.
I dati sono importanti. Al 31 dicembre 2021 risultano 17334 donatori (11294 maschi e 5410 femmine), che hanno effettuato compressivamente 29719 donazioni. A preoccupare, però, è la frequenza della donazione. Ben 6622 donatori, infatti, nel 2021 hanno effettuato una sola donazione, 5549 due donazioni, 2214 tre donazioni e solo 668 hanno effettuato 4 donazioni.
La chiamata associativa, una risorsa da non dimenticare. L’instancabile lavoro fatto dai volontari, che contattano quotidianamente i donatori ricordando loro di andare a donare, è prezioso. Da solo, però, non è sufficiente a rispondere alle esigenze che il territorio manifesta. Occorre, infatti, l’apporto dei gruppi che, attraverso il radicamento territoriale, possono creare una fidelizzazione che consente di raggiungere prima e meglio il risultato auspicato. Ed il sostegno della Sanità.
Rapporti con il Dimt (Dipartimento di Medicina trasfusionale). “Il problema della carenza dei medici trasfusionisti rimane centrale. Nonostante l’impegno del direttore del Dimt, dr. Francesco Fiorin – spiega la presidente Peron – le difficoltà permangono, tant’è che i concorsi banditi sono più volte andati deserti. E ciò ha portato ad una chiusura programmata nel corso del 2022 di un giorno a settimana in alcuni centri raccolta. Il problema della carenza dei medici, che non è risolvibile nell’immediato, prende in considerazione il fatto che non esiste una programmazione dei posti nelle Facoltà di Medicina. La figura centrale nell’attività trasfusionale, infatti, è il paziente. Se vogliamo che esista il medico trasfusionista e che abbia un ruolo all’interno del sistema, gli si deve dare l’opportunità di essere formato e specializzato. Compito della società scientifica – aggiunge la presidente Peron – deve essere quello di permettere la formazione dei medici, cosa oggi non prevista”.
Eventi in vista… per non perdere il contatto. Al fine di far conoscere sempre più l’Associazione nel territorio, Fidas Vicenza ha pianificato un programma di eventi, per sensibilizzare i cittadini al dono del sangue e far comprendere l’importanza di donare. Con questo spirito il prossimo 14 giugno avrà luogo un importante evento, in occasione della Giornata mondiale del Donatore. Il 26 giugno verrà celebrata, invece, la tradizionale Festa al Monte Cengio, sospesa da tempo a causa della pandemia. E per l’inverno, infine, spazio alla formazione con “FidasVIlab”: momenti di formazione dedicati ai responsabili associativi e rispettivi direttivi, ai giovani ed ai donatori stessi.
Giovani, Scuola e Social… Il ruolo del Coordinamento Giovani è sempre strategico per Fidas Vicenza, così come la straordinaria attività di sensibilizzazione condotta dai volontari all’interno delle scuole nel territorio. Un lavoro costante e prezioso, che pone le basi per formare i giovani al dono del sangue e non solo.
Fidas Vicenza è presente sulle piattaforme social Facebook, Twitter ed Instagram, nonché con un proprio sito provinciale (www.fidasvicenza.com). Nel 2021, al sito provinciale hanno effettuato l’accesso oltre 80.000 utenti unici (+3,4% rispetto al 2020). Di questi più di 34.500 hanno effettuato l’accesso a Jads, il portare per pianificare la propria donazione (+7% vs 2020) e 1.400 utenti hanno inviato la propria promessa di donazione.