Non solo Vaia. Non solo più di 40 mila ettari di boschi rasi al suolo e 15 milioni di metri cubi di legname da recuperare. Non solo vedute montane e paesaggi inesorabilmente cambiati almeno per chi nell’arco della propria vita certi boschi non li riabbraccerà più e potrà solo ricordare com’erano prima che raffiche di vento arrivate a sfiorare i 200 km/h ne mutassero la fisionomia per sempre.
Vicenza e Caldogno a parte, che con la piena del Bacchiglione prima del bacino di laminazione hanno fatto storia a sè, il maltempo con l’alto vicentino ha un rapporto tristemente privilegiato.
Una sorta di ‘abbonamento’ con l’episodio violento che di volta in volta ha squarciato la tranquilla routine dei paesi della pedemontana e di larga parte del comprensorio altopianese portando tanti danni e tanta paura.
Le recenti immagini delle catastrofiche inondazioni che hanno flagellato la Sicilia a seguito della furia di quello che è stato a tutti gli effetti classificato come un uragano ‘mediterraneo’, fanno presagire quali siano gli scenari che si prefigurano a rotazione continua anche per i nostri territori. Da una parte cambiamenti climatici che acuiscono fenomenologie sempre più estreme, cementificazione selvaggia che dall’altra parte ne amplifica le conseguenze.
Molto è stato fatto soprattutto in termini infrastrutturali, ma il ragionamento alla base sembra essere stato, almeno finora, più quello di inseguire l’emergenza nelle sue varie fasi piuttosto che elaborare una ponderata ed efficace strategia preventiva su vasta scala: lo sanno bene i Sindaci, qualcuno ancora in carica, qualche altro con la fascia tricolore appesa al chiodo, ma nondimeno pronti a ricordare quei giorni di tensione e di gran lavoro tra un telefono che squilla senza sosta e una pala in mano per aiutare i volontari.
Poi gli altri episodi di maltempo, andando a ritroso, sono stai affrontati con immediatezza e ci hanno visti in prima linea nel migliorare i sottoservizi e pulire e in coordinamento con Cogollo sistemare le vallette dalle quali erano partiti i detriti: questo, almeno sinora, ha scongiurato nuove criticità”.
“I miei due mandati da Sindaco di Cogollo sono stati caratterizzati da eventi meteorici avversi che hanno messo a dura prova il nostro territorio. Per pura casualità – afferma l’ex sindaco ed ex Presidente dell’Unione Montana Alto Astico – e grazie ad alcuni interventi rapidi e mirati, queste gravi situazioni non si sono più ripetute. Dal 2015, a parte il devastante episodio Vaia che ha però interessato solo marginalmente il nostro territorio sul versante montano, il maltempo ha concesso tregue che durante il mio impegno da Sindaco non sono mai durate più di due anni! Ricordo una devastante bomba d’acqua sul versante del Monte Cengio che portò ghiaia e detriti dall’abitato di Casale alla Provinciale SP350: in pochi anni , grazie anche all’intervento dei Servizi forestali e della Comunità Montana Alto Astico, si effettuò una manutenzione straordinaria della valle sovrastante Casale con pulizia e consolidamento di tutte le briglie. Certo questo tipo di interventi come tanti altri non può essere episodico, ma va ripetuto perché la vegetazione cresce: nessuno fa più manutenzione e i problemi poi si ripresentano.
Strategico anche l’accordo con l’amministrazione di Caltrano e gli enti sovracomunali per cercare di ovviare alle continue devastazioni della valle tra i due comuni che ripetutamente aveva invaso con ghiaia e detriti abitazioni e la provinciale che dalla rotatoria del cimitero di Caltrano sale a Mosson: dopo il sostanziale intervento a monte non ci son più state situazioni critiche. In generale la sinergia, vorrei ricordare essere fondamentale per i nostri paesi: con i Sindaci di allora con i quali si è da subito messa da parte ogni appartenenza politica, abbiamo agito sempre nell’ottica del ‘fare’. Il drammatico evento di Lago di Velo d Astico, fu un emblematico esempio di collaborazione tra Protezione Civili, sempre pronte ad entrare in campo per tutte le emergenze del nostro territorio. Mi rincresce vedere che oggigiorno questa visione di fare squadra è inficiata da beghe e arroganze di qualche amministratore: se non si fa squadra non si va da nessuna parte”!
Certo servono scelte radicali: il recente G20 e il Cop26 dimostrano che c’è ancora troppa tepidezza rispetto ai temi ambientali e la strategia politica prevale. Per parte nostre credo invece doveroso implementare le dotazioni per la nostra Protezione Civile e lavorare per un bosco che favorisca sempre di più le biodiversità: l’abete rosso, per esempio, con le sue radici estese ma superficiali ha dimostrato tutta la sua fragilità e le nostre foreste ne erano piene. Insegnamenti dei quali dobbiamo fare tesoro”.
Certo non si finisce mai di lavorare, monitorare e preoccuparsi di un territorio comunque fragile ed esposto: lo abbiamo visto anche il 13 luglio di quest’anno, la situazione ha retto ma se avesse piovuto con quell’intensità per un’altra mezzora Dio solo sa cosa sarebbe potuto accadere. La natura ci impartisce una lezione: o la impariamo, o ne paghiamo le conseguenze”.
Marco Zorzi