Un riscatto di un paio di milioni di euro, ma un piano maldestro messo in atto da un terzetto di ‘rapitori improvvisati’, di quelli di cui temere per inesperienza. Avevano preso di mira il figlio tredicenne di Mara Bassan e del marito Franco Bassetto, titolare di una ferramenta di Villaverla. Lei è socia e figlia del fondatore di una storica ditta di di bevande. Ieri, verso le 7, la donna stava uscendo di casa per accompagnare il ragazzo a scuola, ignara che in agguato, a pochi metri da lei ci fossero i tre pronti a portarle via il bambino.
E’ stato in quel momento che sono entrati in azione i carabinieri del Ros, che, grazie ad una ‘soffiata’, erano a conoscenza del piano criminale ed hanno sventato il rapimento. Nessun colpo di pistola. I militari hanno cercato di tutelare mamma e bambino, che ad un certo punto hanno pensato di essere su ‘Scherzi a parte’. Nessuno scherzo, quei tre individui volevano sequestrare il 13enne. Portarlo in un casolare in provincia di Rovigo per chiedere un riscatto.
Nella vettura dei tre arrestati per tentato sequestro a scopo di estorsione sono state trovate corde e coperte. Niente armi. Sui sedili, una piantina della zona con la descrizione della casa e il percorso seguito dai genitori per portare il ragazzino a scuola. Le intenzioni, a detta degli investigatori, sarebbero state quelle di simulare una rapina per poi braccare il minore, portarlo in un rifugio già preparato per ‘custodire’ il piccolo sequestrato.
Le ragioni del progetto di sequestro, secondo quanto emerso dalle indagini, sono per guadagnare volgare denaro per saldare debiti. Un piano “sciagurato” che, per i carabinieri, sarebbe stato architettato da Massimo Silvestrin, di 41 anni, ristoratore nella zona di Este (Padova) e conoscente della famiglia del minore. Un piano messo in piedi assieme a due rodigini: Gianfranco Galani, 68 anni, autotrasportatore, e il figlio Antonio, 43 anni. Insospettabili incensurati che dai primi di gennaio lavoravano ad un piano maldestro, ma partorito da menti criminali.
Silvestrin è stato descritto dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia come un imprenditore sul lastrico, prossimo al fallimento. Con il sequestro contava di risollevare le sue sorti , ma come ha detto durante la conferenza stampa il procuratore aggiunto della Dda di Venezia Adelchi D’Ippolito :’Lo Stato è arrivato prima’.
Davanti alla nota ditta dell’ormai defunto Bernardo Bassan si sono vissute scene da film e la tranquilla Thiene è scossa da questo fatto di cronaca. Sotto choc anche i genitori del ragazzino, che ai carabinieri hanno chiesto se fosse tutto vero quello che stavano vivendo.
I carabinieri del Ros hanno sventato il furto grazie alla soffiata di una donna di Rovigo che il terzetto arrestato avrebbe voluto coinvolgere nel rapimento perchè si occupasse di quel ragazzino, che durante il sequestro, avrebbe avuto bisogno di una figura femminile. Ma la donna ha ‘cantato’ ed ha rivelato il piano criminale ai carabinieri, che stamattina, hanno salvato il tredicenne da una sorte inimmaginabile. Ma la famiglia thienese era protetta da giorni dai carabinieri, che la teneva sotto controllo a loro insaputa.
Un incubo che si fa fatica anche a pensare quello dei due coniugi, che hanno vissuto un dramma di cui le cronache parlano spesso, ma che non avrebbero mai pensato potesse capitare a loro.
Ed il pensiero corre alla famiglia Onofri che nel 2006 fu meno fortunata della famiglia di Thiene. Era il 2 marzo quando di notte, in due fecero irruzione nella casa di campagna dove il piccolo Tommy venne letteralmente strappato dal seggiolone e rapito. Una coppia di sequestratori improvvisati che uccisero il piccolino di appena due anni proprio per inesperienza.
Anche il comandante dei Ros di Padova Paolo Storoni ha evidenziato il dato inquietante e pericoloso per la possibile vittima di un progetto di sequestro fatto da “cialtroni disorganizzati”. Perchè tali sono considerati i tre che hanno tentato di rapire il 13enne di Thiene.
Nei mesi scorsi, un progetto simile fatto da altre persone e riguardante un adulto sarebbe naufragato in fase organizzativa, hanno spiegato gli inquirenti.
Natalia Bandiera