Una storia di giustizia esemplare, che ha avuto come vittima un ragazzo al centro di una vicenda che va ben oltre il bullismo. Un adolescente thienese vessato per settimane da un coetaneo kosovaro, che sarebbe arrivato a rendergli la vita un inferno per estorcergli denaro. Il giudice Stefano Furlani ha inflitto 4 anni di reclusione con l’accusa di estorsione continuata nei confronti di Mendurim Vehapi, nato in Kosovo, ma residente a Thiene.
Il 16enne non dormiva più, viveva angosciato e aveva l’incubo di imbattersi nel suo aguzzino. Soffriva in silenzio e quando poteva, sganciava le somme richieste dal bullo che non lo lasciava in pace.
Grazie all’aiuto di un’amica però, la vittima, ad un certo punto, tra disagio e ansia, decide di svuotare il sacco e di sfogarsi prima con lei e poi con il padre. Con quest’ultimo, fa ingresso negli uffici della Polizia Locale di via Rasa, dove il comandante Giovanni Scarpellini raccoglie la drammatica denuncia del ragazzo, visibilmente provato da quelle settimane da incubo. La Procura di Vicenza apre un’inchiesta per estorsione, indagando Kahapi, che il giorno dopo alle accuse messe nero su bianco, riceve la visita degli agenti che esibiscono un decreto di perquisizione domiciliare. I poliziotti sequestrano il cellulare dell’estorsore e tramite tabulati telefonici, riescono a risalire agli sms intimidatori mandati alla vittima e che subito Vehapi aveva provveduto a cancellare. Nelle mani degli investigatori finiscono così le prove schiaccianti della colpevolezza del kosovaro, che dopo il rinvio a giudizio, ha subito una dura condanna. 4 anni di carcere per l’accusa di estorsione continuata.
N.B.