“Pareva di assistere alla fine del mondo”. Con queste semplici parole e il volto che ancora sbianca per la paura, il thienese Carlo Rossi racconta la sua esperienza in Umbria, nei giorni del terremoto. Era lì la sera prima della terribile scossa e con la moglie e le figlie, si era appena alzato domenica mattina quando la terra, con un terremoto di magnitudo 6.5, ha dato prova di che cosa sa fare quando ‘si arrabbia’.
“Avevamo programmato una gita ad Assisi e Norcia per il ponte dei morti – ha raccontato Rossi, rientrato ieri sera con la famiglia – Siamo stati incerti fino all’ultimo momento, perché la responsabilità di due bambine, di 3 e 7 anni, ci faceva sentire un po’ in coscienti e avevamo sentito alla radio che molti turisti avevano cancellato le vacanze in Umbria. Però io sono fatalista, così ci siamo affidati al destino e siamo partiti”.
Destinazione: un bed & breakfast ad Assisi a fare da base e un tour improvvisato con l’auto di famiglia.
“Sabato sera stavamo prendendo un aperitivo ad Assisi – ha spiegato il 45enne thienese – All’improvviso ho sentito la terra tremare. Mi pareva improbabile la scena e mi sono rivolto al cameriere con lo sguardo. Lui si è avvicinato e ci ha detto che era un assestamento e che potevamo stare tranquilli”. Domenica mattina la fine del mondo. “Grazie al cambio dell’ora, le bambine si sono svegliate alle 6.30 quindi in pochi minuti eravamo svegli tutti e vestiti per la giornata. Alle 7.35 stavamo per andare a fare colazione. Poi, metti le scarpe a una piccola, sistema la giacca dell’altra, improvvisamente ci siamo ritrovati a tremare come foglie sotto un uragano”.
Con un senso di paura e di impotenza, Rossi e la moglie Arianna hanno afferrato le figlie e si sono riparati sotto due stipiti delle porte delle camere comunicanti e del bagno.
“Non capivamo cosa stesse succedendo – ha spiegato Rossi – Era chiaro che c’era il terremoto, ma una scossa così forte ci ha presi alla sprovvista. Sembrava eterna, non finiva più. Ci sembrava di essere nella giostra ‘Tagadà’, tanto che ballavamo e non riuscivamo a rimanere in equilibrio. Io avevo con me la bambina più grande, poi è corsa la piccola. Non sapevo cosa fare nel caso fosse crollato il soffitto. Non potevamo uscire perché avevamo una rampa di scale da fare e temevamo potesse cedere la struttura. Siamo stati fermi e in totale silenzio, guardandoci io e mia moglie negli occhi con le lacrime che scendevano e la voglia di farci forza uno con l’altra. Quando la scossa è finita ho guardato fuori dalla finestra. Temevo di non vedere più Assisi, ma solo macerie. Invece era tutto lì, in uno stato di calma che sembrava irreale”.
Dopo il terribile boato, Carlo e Arianna, con le bimbe in braccio, si sono precipitati giù. La colazione era pronta, un po’ scomposta visto che anche i tavoli avevano traballato. “I titolari sono stati estremamente gentili – ha raccontato – Si sono assicurati che stessimo bene e dopo aver fatto qualche telefonata sono stati con noi per tranquillizzarci, come se per loro ormai fosse una routine convivere con quegli scossoni”. Poi i telefoni hanno cominciato a suonare, da parte di amici e parenti. Perfino Facebook ha mandato un messaggio, per invitare Carlo e Arianna a informare tutti di stare bene dopo averli localizzati nel luogo del sisma.
I thienesi sono stati un po’ incerti se rientrare a casa, ma hanno deciso di rimanere, provati, ma decisi a godere il resto della vacanza. Dovevamo andare a Norcia, ma abbiamo cambiato meta per non fare i turisti che vanno sul luogo della catastrofe, per poi magari complicare le cose ai soccorritori. Siamo andati a Perugia, Gubbio, Spello e alle Marmore. Bellissimo, ma non c’era nessuno. Sembrava di essere sulla luna, solo con intorno una natura o un’architettura da favola. I parcheggi, pensati per centinaia di auto, erano completamente vuoti. Tre auto in centro a Gubbio”. Dopo la scossa, il prefetto di Perugia ha dato ordine di non far ammassare le persone nei luoghi di culto. Chiuse quindi le chiese di Santa Chiara e di Santa Maria degli Angeli, con protezione civile e pompieri che andavano avanti e indietro per verificare la tenuta o analizzare i calcinacci caduti. “San Francesco è rimasta aperta – ha detto Rossi – Unica eccezione. Ma una cosa ci ha colpiti quasi più della scossa. La compostezza della gente umbra. Nessuno gridava, erano tutti gentilissimi ed educati. Sono gente meravigliosa, piena di cuore e umanità. La viabilità era in ordine, il panico sotto controllo, i paeselli piccoli e arroccati sembravano dormire dopo aver gozzovigliato un po’. So che hanno sofferto tantissimo anche economicamente – ha concluso – Spero che i turisti tornino in quei luoghi meravigliosi al più presto, almeno per far girare un po’ di economia”.
Anna Bianchini