Due pesi e due misure con due procure diverse. Una procura come quella di Roma assieme a quella di Venezia per l’inchiesta di Veneto Banca che ha portato all’arresto dell’amministratore delegato Vincenzo Consoli. Assieme a lui, sono indagate altre 14 persone e sono in corso perquisizioni a tappeto con il sequestro cautelativo di beni per 45milioni, tra cui una villa stile Beautiful a Vicenza. Solo quella vale oltre 1,800 milioni.
«Arrestare una persona in via preventiva è sempre grave – aggiunge Schiavon – ma farlo dopo un anno, quando
evidentemente non c’è più pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato, è qualcosa che non capisco».
Per Schiavon, inoltre, il secondo aspetto macroscopico è che «mentre per Veneto Banca procede la Procura della Repubblica di Roma e scattano gli arresti, per la Banca Popolare di Vicenza la competenza è rimasta a Vicenza e, nonostante la maggiore gravità del quadro di quella banca, verso gli ex amministratori non succede nulla del genere».
Nell’ordinanza di custodia cautelare emerge un manager di spicco, un autentico braccio di ferro. Qualcuno ha definito Consoli una sorta di ‘padre padrone’. Il suo arresto ha sollevato un polverone di reazioni politiche, ma soprattutto la mosso le acque in una vicenda molto delicata per i reati trattati. In cuor loro, i risparmiatori sperano che sia solo l’inizio di una giustizia che seppur al passo della lumaca, sta facendo il proprio corso. Un provvedimento forte di cui sta parlando anche la stampa internazionale e che riempie di fiducia i cuori di migliaia di azionisti della Bpvi, che non perdono la speranza di rivedersi tornare ‘in tasca’ i risparmi di una vita e di vedere arrestato anche Zonin.
Proseguono Guidotto e Celotto: «Auspichiamo inoltre che, alla luce delle vicende accertate, la Procura di Roma allarghi l’ inchiesta anche ai reati di truffa e associazione a delinquere: un intervento in tal senso comporterebbe tra le altre cose la costituzione di parti civili dei soci buggerati. Auspichiamo una rapida conclusione delle indagini e il conseguente rinvio a giudizio».
N.B.