Ventisei anni di carcere. Tanto ha chiesto in aula a Vicenza il pubblico ministero Giovanni Zorzi per i tre che sarebbero stati pronti a sequestrare il figlio della famiglia thienese leader nella distribuzione della birra. In particolare nove anni e quattro mesi per Massimo Silvetrin, ristoratore 41enne di Pojana Maggiore ancora in carcere dal 27 gennaio scorso: è ritenuto dalla procura e dai carabinieri del Ros l’ideatore e il burattiniere, colui che aveva organizzato il rapimento del quattordicenne. E che per riuscire nel suo piano criminale, per ottenere un riscatto di seicentomila euro, avrebbe coinvolto più di qualcuno. A partire dal padre e figlio rodigini, per i quali il pm ha chiesto una pena di otto anni e quattro mesi ciascuno: si tratta di Gianfranco Gallani, 69 anni, autotrasportatore in pensione, l’unico al momento agli arresti domiciliari, e Antonio, 43, disoccupato. Tutti e tre hanno sempre respinto gli addebiti, sostenendo che quella mattina si erano piazzati davanti casa degli imprenditori a Thiene solo per vedere che avrebbe fatto la donna rodigina coinvolta, per impedirle di mettere a segno il sequestro. Precisando che era un’idea balenata solo “per disperazione, per bisogno di soldi” che però doveva rimanere tale, e non attuarsi. “Non per mettere in atto il folle piano dettato dalla disperazione e dai debiti – aveva spiegato il ristoratore Silvestrin per primo – ma solo per vedere cosa avrebbe fatto la donna di Rovigo, doppiogiochista, per vedere fino a che punto arrivare”. La donna che lo aveva nel frattempo tradito andando dai carabinieri.
Sempre ieri, davanti alla Corte d’Assise, sono arrivate le richieste delle parti civili, assistite dell’avvocato Andrea Massalin: un risarcimento di 350mila euro complessivo (destinato a rimanere virtuale), rispettivamente 100mila euro per ciascun genitore e 150mila per l’adolescente. Per quanto la famiglia è stata costretta a subire, per essere stata privata della serenità e del sonno, costretta a ricorrere alle cure degli specialisti.