Come volevasi dimostrare, è polemica a Schio, dopo che si è sparsa la voce dell’arresto dei presunti killer di Davide Kari e del tentato omicidio del fratello Vianello. In manette Fulvio Helt , il fratello Davide, la madre Lucia Helt e Paradise Kari. La pistola che ha fatto fuoco contro la vittima è stata trovata in possesso della madre.
I carabinieri, come spiegato nel corso della conferenza stampa che si è tenuta nella tarda mattinata di oggi, accusano alcuni componenti della famiglia Helt del grave fatto di sangue avvenuto al confine tra i comuni di Thiene e Zanè, ieri pomeriggio.
Stanotte la svolta alle indagini con i 4 arresti di rom molto conosciuti nell’Alto Vicentino e che risiedono a Schio, dove la protesta ha raggiunto i livelli di guardia. All’origine della sparatoria, che ha scosso tutto l’Alto Vicentino, un regolamento di conti tra famiglie. Motivi futili, un insulto ad un parente morto che doveva essere ‘lavato col sangue’.
Il primo a reagire al fatto di sangue e agli arresti di personaggi ormai noti alle cronache locali per reati di ogni tipo è stato Alex Cioni, che ha diramato un comunicato stampa che pubblichiamo integralmente:
Dopo il grave fatto di sangue che ha visto coinvolti nel thienese due famiglie di zingari (Helt e Caris), il Comitato di cittadini PrimaNoi è pronto alla mobilitazione iniziando una campagna per “licenziare il programma di inserimento sociale voluto vent’anni fa dal Comune di Schio a beneficio dell’integrazione della famiglia Helt nel tessuto sociale locale”.
In questi anni sono stati vari i componenti di questa famiglia che si sono resi responsabili di vari azioni criminose; la più nota, per come si svolse il fatto, fu quella commessa da Blu Helt assieme a Cris Caris, nella notte del 13 giugno del 2006 quando entrarono nella proprietà di Ermes Mattielli ad Arsiero. Il resto è storia nota.
L’elemento su cui pone ora l’attenzione il Comitato di cittadini, è il percorso di integrazione messo in atto a Schio i cui effetti per PrimaNoi sono “con ogni evidenza fallimentari e senza margini di recupero”.
“Nonostante le vibranti proteste dei cittadini, nel 2009 il Comune di Schio si prodigò con l’Ater per assegnare un’abitazione ad alcuni appartenenti della famiglia Helt, -spiega per conto del comitato Alex Cioni, operazioni messa in piedi in funzione di sostenere un fumoso e già velleitario progetto di integrazione, i cui fatti dimostrano essere fallito miseramente. E’ impossibile integrare delle persone che non vogliono farsi integrare -prosegue Alex Cioni- perché sono loro ad aver scelto di vivere di espedienti illegali e quindi ai margini della società”.
Il Comitato si dice pronto a mettere in campo ogni forma di protesta, tra cui una petizione popolare, per invitare l’amministrazione comunale scledense a chiudere, qual’ora ancora esista, ogni tipo di rapporto e di collaborazione sociale con la famiglia Helt.
“Raccoglieremo le firme dei cittadini di Schio per fare pressione sul Sindaco Valter Orsi affinché a livello istituzionale siano attuati i necessari provvedimenti per giungere nel più breve tempo possibile alla rescissione del contratto locativo dell’appartamento assegnato agli zingari. La casa al Caile va data ad una famiglia di italiani in difficoltà, senza se e senza ma – sottolineano dal Comitato – oltretutto quell’appartamento è divenuto il punto di riferimento per tutta la rete criminosa degli Helt tra cui con ogni probabilità anche per coloro che ieri hanno commesso l’omicidio. Non possiamo permettere che nelle nostre città continuino a bivaccare soggetti di questo genere per di più armati e pronti ad uccidere”.