Alla fine non ha retto e si è tolta la vita. Si è impiccata la mamma che il mese scorso, aveva lasciato il proprio figlio di 3 mesi ai carabinieri dicendo che non se ne poteva occupare più. Un gesto estremo che a pochi giorni, è stato seguito da un altro gesto estremo. La notizia è stata confermata stamattina dal Capitano Vincenzo Gardin che si era occupato del caso.
La donna di circa quaranta anni, aveva deciso di abbandonare il figlio in una caserma dei carabinieri dell’Alto Vicentino. Aveva messo il neonato tra le braccia di un carabiniere, spiegando che non era nelle condizioni economiche di occuparsi di lui. Invano, il personale specializzato dell’Ulss 4 a cui i carabinieri si erano rivolti a loro volta, avevano tentato di convincere la donna a tenere il proprio bambino. Lei aveva sfidato chiunque rimanendo ferma nel suo gesto: ‘Non posso occuparmi di lui, è giusto che abbia una vita migliore, anche se questo deve comportare la separazione dal mio bambino’.
Non ha retto poi ed i carabinieri l’hanno trovata cadavere in casa. La domanda sorge spontanea: Questa donna che era stata costretta ad un gesto così forte per amore di un figlio da cui ha preferito staccarsi pur di non trascinarlo nell’inferno della propria vita fatta di miseria e povertà, è stata seguita adeguatamente da personale competente in grado di sorreggerla emotivamente dopo la separazione dal neonato? Qualcuno non aveva pensato che potesse farla finita? E allora: perchè era sola quando ha avuto tutto il tempo di legarsi una corda al collo e mettere fine alla propria esistenza?
N.B.