Lo hanno trovato in fin di vita i suoi colleghi della Greta Alto Vicentino, all’interno della propria auto. Aveva appena lasciato la ditta che gestisce la raccolta di rifiuti. Le sue condizioni sono apparse subito disperate. E’ spirato qualche ora dopo Rhazak Khondokar, originario del Bangladesh, ma residente a Schio. L’operaio aveva solo 34 anni. Aveva una moglie incinta ed un bimbo di 4 anni che chiede perchè il padre non sia ancora tornato a casa.

Il giovane operaio della Greta è morto per una emorragia cerebrale. Godeva apparentemente di ottima salute. Giovedì , si era recato sul posto di lavoro per il suo turnodi mattina. Ha avvertito dei forti dolori al capo. Ha informato il suo collega, che gli ha consigliato di tornare a casa. Lui ha risposto che forse aveva solo bisogno di riposo. Ecco perchè è andato via, è salito sull’auto dove è stato colto da malore e  dove è stato trovato dai suoi compagni di lavoro. Per venti minuti hanno tentato di rianimarlo. ‘Non ce l’abbiamo fatta – racconta  Luc Thibault Delegato RSU/USB Greta Alto Vicentino di Schio – è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Vicenza. Qualche ora dopo siamo stati informati della sua morte. Siamo sotto choc. Un ragazzo così pieno di vita’.

La moglie, spiegano i colleghi della Greta che hanno dato il via ad una gara di solidarietà per la famiglia del giovane operaio, non si fa una ragione. Non sa come spiegare a quel piccolo che gironzola per casa con l’ingenuità dei suoi 4 anni, che papà non varcherà mai più la soglia della loro casa di Magrè. Lei porta un altro figlio in grembo, che non potrà crescere con Rhazak che tanto lo voleva. Ora non sa come andare avanti. La disperazione ed un senso profondo di solitudine hanno preso il sopravvento.

‘Non possiamo lasciare sola questa famiglia – conclude Luc Thibault – ci siamo dati appuntamento  il 28 settembre  alle 15,30, al Bruco di Magrè per la raccolta dei fondi. Occorre sostenere questa madre rimasta sola. Speriamo nella solidarietà di chi non rimarrà insensibile ad una storia così drammatica’.

N.B.

 

 

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