Hanno lavorato tutta la notte i carabinieri della stazione di Thiene e del nucleo Radiomobile per ricostruire la tragedia che in pochi attimi, ha distrutto la vita di due famiglie, un tempo unite da un matrimonio ed una casa comune, dove il piccolo Marco è cresciuto spensierato, coltivando sogni e passione per le moto. Le sue foto sono su facebook, sul suo profilo tipico di un adolescente ancora un pò bambino. Pubblicarle sembra quasi un oltraggio. Ha solo 13 anni, Marco. Ieri sera, suo papà Sergio Vicalvi (nella foto) era andato a prenderlo a casa dell’ex moglie a Schio. Viaggiavano insieme in sella all’Aprilia 1000, che si è schiantata contro quel furgone-killer che non ha dato loro via di scampo. Prima lo scontro violentisimo, poi il serbatoio del carburante che ha preso fuoco, trasformando i corpi di Sergio e di Marco in due torce umane. Nessuna possibilità di salvezza per le due vittime del terribile incidente avvenuto sulla nuova bretella della ‘349’, che collega Schio e Thiene.
L’incidente che ha mandato in tilt la circolazione fino a notte, è avvenuto a Marano vicentino, quasi a confine con il comune di Zanè. In molti hanno capito che era accaduto qualcosa di veramente grave. Le sirene spiegate dei mezzi di soccorso e quei due cadaveri a terra, illuminati dall’intermittenza dei lampeggianti di carabinieri e Suem. Quello di Marco si capiva appartenesse ad un adolescente. Ma addosso non aveva documenti e c’è voluta la madre per il riconoscimento. Un compito atroce, che a nessuno dovrebbe toccare. Ma lei si è dovuta fare forza e solo così, si è potuto dare un nome a quel corpo sfigurato dalle fiamme, che non ha avuto identità fino a quando la sua mamma non ha detto:’E’ mio figlio Marco’. I carabinieri erano invece, riusciti a capire chi fosse il conducente della moto. Sergio Vicalvi, 41 anni, originario di Cassino, ma residente a Carrè, aveva i documenti addosso e le fiamme hanno avuto almeno pietà di loro.
Il giorno seguente la tragedia si cerca di capire cosa sia accaduto in quello scenario di morte, dove chi transitava a passo d’uomo non poteva non rimanere colpito da quei due corpi senza vita che si trovavano sull’asfalto. L’emblema di due vite spezzate quando avevano ancora una vita lunghissima da vivere. Specie Marco che è morto mentre si trovava con i suoi ‘amori’: il suo papà e la moto, grande passione che lo legava a quel padre che nonostante la separazione, lo seguiva attentamente nella crescita.
Pare sia stata una manovra azzardata da parte del conducente del furgone a provocare l’incidente,ma i carabinieri non vogliono confermare nulla limitandosi a dire che le indagini sono in corso e sarà la Procura a stabilire di chi sia la colpa di una tragedia che ha gettato nello sconforto l’intero Alto Vicentino. La Procura di Vicenza dovrà inviare nelle prossime ore, un avviso di garanzia con l’accusa di omicidio colposo nei confronti di Rossano Abelli. Un atto dovuto per legge in caso di incidenti mortali, su cui viene aperto un fascicolo d’inchiesta volto a fare luce sulle cause del sinistro ed eventuali responsabilità delle persone coinvolte. Abelli è sotto choc. Non ha riportato ferite gravi, ma la sua anima è logorata da quelle scene terribili. Come non aver comprensione di lui e di quel tormento che non lo abbandonerà per il resto dei suoi giorni.
Natalia Bandiera