Un vero e proprio bollettino di guerra. Queste sono le parole che più volte ha dovuto ripetere Giordano Rossi, Sindaco di Velo d’Astico, per descrivere la condizione delle due contrade di Velo, Lago e Maso, e lo stato di agitazione e paura che ha colpito i residenti dopo i violenti smottamenti di ieri causati dalle piogge violente e torrenziali. Solo verso sera gli abitanti, mentre ancora si temeva un ulteriore acquazzone, ancora tutti paludati con impermeabili, stivali ed ombrelli, hanno tirato un piccolo sospiro di sollievo, quando la stima del geologo ha scongiurato l’evacuazione delle case più colpite, quelle di contrada Maso.
Questo non è bastato comunque a rasserenare totalmente gli animi. Pochi abitanti delle due contrade ieri mattina sono riusciti ad andare al lavoro, solo quelli che se ne sono andati prima del maltempo, cioè verso le sette. Gli altri, impossibilitati anche ad uscire o a muoversi, sono rimasti tutti a salvaguardare le proprie abitazioni, alcune letteralmente invase dai sassi e dal fango trascinati giù dal monte Priaforà. Faceva paura la famigerata frana del Brustolè, invece la montagna ha sferrato un attacco da altri fronti.
In una delle abitazioni più colpite, circondata da sassi, melma e oggetti trascinati dall’acqua, fino a ieri non si riusciva ancora ad entrare al piano interrato, dove l’automobile, nel giro di una decina di minuti, travolta dall’acqua, ha raggiunto il soffitto e nessuno è più riuscito a recuperarla, incastrata nel fango. Le strade stesse, coperte da detriti, sono rimaste impraticabili fino al tardo pomeriggio e le abitazioni di Lago di sotto senza corrente elettrica per tutto il giorno.
Giordano Rossi ha chiamato in soccorso uno spiegamento di forze notevole. Protezione civile di Velo, Cogollo ed Arsiero e Protezione civile provinciale si sono unite per aiutare i residenti, nonché il Corpo forestale dello stato, i Vigili del fuoco di Arzignano (quelli di Schio erano impegnati in altri fronti) e ben 5 squadre che hanno permesso di pulire le vie di accesso. Tutti ieri mattina erano fuori dalle case a spalare fango e a pulire le contrade, liberandole dai rami secchi e dai sassi rotolati dalla montagna. Numerose idrovore hanno prosciugato l’acqua dalle abitazioni ma ad un certo punto si sono bloccate perché aspiravano solo fango, e sono state trasportate via.
Gli uomini della Protezione civile, che non vedevano una sciagura simile da dieci anni, hanno messo in evidenza come questa non sia totalmente una disgrazia ma il classico disastro annunciato, poiché della zona è notoriamente conosciuto il vulnerabile assetto idrogeologico. La paura adesso è che l’acqua, che ha già scavato degli enormi solchi attraverso i campi delle contrade, si sia già creata delle corsie preferenziali dove continuare a defluire durante le piogge future. Definire adesso la tipologia degli interventi è prematuro e di difficile comprensione anche per gli esperti.
Provvisoriamente, durante le ore notturne, viene tenuta chiusa la strada per contrada Maso. E’ riaperta invece la strada della Montanina, liberata da un grosso albero caduto ieri che impediva il passaggio dei mezzi. Chiuda al traffico anche la provinciale che da Velo porta ad Arsiero, a causa di un cedimento strutturale della strada stessa.
Paura anche per il laghetto di Velo, da poco ripopolato con i pesci. Se dovesse piovere ancora si teme che altri detriti possano farne fuoriuscire l’acqua. La Protezione civile ha previsto anche per questo delle piccole protezioni provvisorie.
Sembra dunque allontanato per il momento il pericolo di altre frane imminenti, anche se alcuni abitanti hanno preferito spostarsi con i loro familiari, magari i più anziani, per paura che nelle ore notturne altre piogge torrenziali possano provocare altri smottamenti, sorprendendoli durante la notte.
Marta Boriero (ha collaborato Francesca Soldati)